05 Ago 20

Pietrucci, sistema d’interventi da rifare

Un incendio difficile, quello che ha aggredito le montagne di Pettino e di Arischia in questi giorni, e con diversi buchi neri che inquadra Pierpaolo Pietrucci, consigliere regionale del Pd, già in prima linea anche con i roghi di San Giuliano e di Roio come capo gabinetto dell’amministrazione Cialente, per niente convinto, stavolta, di un coordinamento che non c’è stato.


Cosa è accaduto di diverso?
Ho vissuto tutte le calamità degli ultimi 15 anni, vivo questa terra, qui cresceranno i miei figli chiedo scusa se nei primi momenti ho istintivamente sfogato la mia rabbia per i ritardi negli interventi, ma la tempestività sarebbe stata determinante, ed invece abbiamo regalato un’ora e un quarto all’incendio oltre a una gestione scoordinata e poco efficace.

Una corsa contro il tempo.
Abbiamo perso 600 ettari di bosco, un grande dispiegamento di mezzi con 7 canadair e 4 elicotteri, ma la risposta non è stata sufficiente, non è stata organizzata la bonifica da terra come a Roio, San Giuliano o nella Valle Subequana, dove i volontari furono coordinati dal Corpo Forestale dello Stato e intervenne il soccorso alpino della Guardia di Finanza. Venerdì siamo saliti in tanti per arginare l’avanzata del fuoco sulle case ma è grazie a uno dei tanti vigili del fuoco, voglio citarlo, Massimiliano Celestini, che ha saputo coordinare una prima fase confusa e di massa, che le persone sono state tutelate mentre prestavano il proprio aiuto.

I volontari vanno formati.
Ho assistito alla richiesta dei Vigili del Fuoco al sindaco Biondi di un’ordinanza per non far partire volontari a caso, a Celano ci fu un morto. Il lavoro dei volontari e dei cittadini è indispensabile ma vanno formati e coordinati da personale preparato e al momento dell’incendio vanno coordinati come avveniva ai tempi in cui c’era il Corpo Forestale dello Stato.

Cosa sarebbe cambiato?
Il Corpo Forestale dello Stato è il più adatto ad affrontare gli incendi boschivi, i Vigili del Fuoco che ringrazio profondamente per la passione, hanno grandi capacità d’intervento negli incendi urbani o industriali, negli incidenti e nei terremoti, ma i boschi sono un’altra cosa. Un forestale conosce più di ogni altra persona i territori montani e quindi i boschi e sa che il fuoco va preso di petto in un lavoro congiunto dal cielo e da terra.

Cosa avrebbero fatto i Forestali?
Avevano una grande ramificazione territoriale, conoscono i boschi, sarebbero stati tempestivi ed efficaci nell’organizzare le squadre di terra con pale, rastrelli e flabelli, avrebbero governato i volontari, pianificato gli interventi e invece abbiamo dovuto sperare nella pioggia. E’ mancato un coordinamento nelle operazioni ed è stata quasi assente la Regione nonostante i dipendenti del Dipartimento di Protezione civile e i volontari della Protezione civile che ringrazio uno ad uno.

Il Corpo Forestale lo cancellò il governo Renzi.
Fui contrario fin da allora e votai una risoluzione di Mauro Febbo contro lo smantellamento del Corpo. Le leggi devono essere sottoposte a verifica e la Madia può e deve essere rivista per un nuovo Corpo Forestale dello Stato, con maggiori funzioni e mezzi, perché le aree interne soffrono l’assenza di un riferimento e di guardiani dei nostri boschi, con Salvini hanno governato per un anno e non lo hanno fatto, proveremo a farlo noi e ci stiamo già muovendo in tal senso.

Bisogna lavorare anche sui territori.
E’ necessario formare le persone e prepararle anche fisicamente ad affrontare la montagna in sicurezza, non ci si può improvvisare, va rivista la Protezione civile e va centralizzata come organizzazione gerarchica come ai tempi di Guido Bertolaso, bisogna avere l’onestà intellettuale di ammettere che era un sistema efficace ed efficiente anche se da rivedere nei metodi. Oggi è ridotta a giubbetti e magliette come forma di aggregazione sociale nei paesi.

Il territorio non ha presìdi.
E’ urgente mappare subito le zone a rischio e stare all’erta quei tre mesi l’anno quando il rischio incendi è alto. La prevenzione è necessaria anche in tempi di pace come avere almeno due elicotteri abilitati a Preturo pronti a intervenire, Preturo deve diventare subito un hub di Protezione civile e d’intervento per le calamità naturali del centro Italia.

Cosa succederà ora?
Mi preoccupano molto la cenere e i detriti di Monte Pettino, con le piogge possono venire a valle rischiando un dissesto idrogeologico in una fascia pedemontana abitata da 12mila persone, potrebbero essere a rischio anche Arischia, Pizzoli e Marruci. La Regione deve attivare tavoli di lavoro per trovare le risorse per interventi di manutenzione e bonifica e per programmare una sostituzione graduale dei pini con querce e faggi.

E’ stato chiesto lo stato d’emergenza.
Con la dichiarazione dello stato d’emergenza possiamo andare in deroga alla Legge 353/2000 che vieta il rimboschimento per 5 anni in caso d’incendio ben sapendo che 1 ettaro di rimboschimento costa tra i 20mila ed i 30mila euro, servono quindi ingenti risorse ma bisogna darsi da fare subito con un lavoro di programmazione, stanziamento di fondi e bonifica immediati.

Quattro giorni e notti insonni.
Ringrazio i cittadini, i residenti e i tanti giovani che hanno lavorato in un moto di protezione della nostra montagna, all’Aquila è cresciuta una generazione che ha un grande rispetto per le nostre montagne e i nostri boschi ai quali sono legato da un approccio sacrale da trent’anni. Ringrazio l’assessore Carla Mannetti per la tenacia e la dedizione, William Giordano, Antonello Bernardi e Alessandro Tettamanti su tutti perché residenti a Pettino e a Cansatessa, tutto il personale del Comune dell’Aquila, in particolar modo le Opere pubbliche per le linee tagliafuoco, i Vigili del Fuoco, il IX Reggimento Alpini in tutte le articolazioni, il Cai e spero di non aver dimenticato nessuno.

Pochi politici presenti.
Dovrà essere l’inizio di un processo rivoluzionario per cambiare lo stato delle cose e come sempre lavorerò in questa direzione non bisogna perseguire la polemica politica ma dire la verità e lavorare alacremente seguendo tutti la stessa direzione. Le cose vanno cambiate ora, L’Aquila deve essere il punto di rottura di una gestione che non può più essere così.