05 Giu 20

Pietrucci: “Il Pd lavora bene se è unito”

L’intervista a Pierpaolo Pietrucci, consigliere regionale al secondo mandato, politico di punta del Partito democratico, il più votato nel centro sinistra, il più bersagliato. Lo aveva detto all’indomani delle regionali, non avrebbe disperso le forze ed i giovani che lo avevano sostenuto, l’esperienza con Patrizia Masciovecchio, le tante persone che lo avrebbero seguito ma non nel partito, per questo avrebbe costituito un’associazione.

 

L’idea ha preso forma…
Il Pd non è autosufficiente e non vedo molto all’orizzonte, mi interessa la forma libera e democratica dell’associazionismo ho fatto il capo gabinetto per anni, vissuto i territori, ho una rete di relazioni e di energie che posso liberare, alcune idee potrebbero trovare confronto ed unità. Ci sono tanti giovani che non hanno spazi, avranno una sede dove riunirsi.

Avrà un giornale con un editore?
Non sarà a mia immagine e somiglianza, il giornale sarà nuovo, on line ed autofinanziato dagli associati, non c’è nessun imprenditore. Oggi inizia un progetto di aggregazione, tra un anno e mezzo dovremo avere un’idea di sindaco, non dovrà essere solo campagna elettorale, tutta campagna elettorale e cartelli aggregativi. Iniziamo dalle idee.

I partiti non aggregano più…
Sezioni e circoli non funzionano più. L’associazione avrà un’idea progressista ed una valenza regionale, è una forza che metteremo a disposizione del centro sinistra e che può essere un’alternativa al centro destra. Faremo eventi, dibattiti, incontri, convegni. Un qualcosa in più oltre il partito.

Per questo voleva uscire dal Pd?
Pensavo che uscendo avrei avuto più campo libero, mi hanno invitato a riflettere, non voglio disperdere l’energia dei molti giovani che hanno lavorato con me alle elezioni 2019, mi hanno chiamato, mi hanno detto di restare nel partito e che avrebbero aderito all’associazione, hanno ragione sono tornato sui miei passi, sarà un qualcosa in più.

Il segretario Fina ha dichiarato che dovrebbe essere grato…
Sono grato al partito in cui sono nato e cresciuto e a cui devo molto. La mia faccia ce l’ho sempre messa da quando avevo 18 anni, dal simbolo della Quercia al Pd. E’ una scuola di vita e il mio sostegno a mantenere la sede di via Paganica ci sarà sempre, ho avuto il privilegio di vivere Grossi e Zaffiri e altre figure autorevoli che mi hanno formato. Altri, la faccia, non ce l’hanno messa mai.

Il Pd riesce ad attrarre giovani?
I giovani hanno difficoltà ad entrare nei partiti, forse è la formula del partito che non funziona più.

Nel centro destra i giovani hanno spazio.
Ci si scommette di più, sono partiti giovani, nati da poco, i partiti che hanno una storia sono diversi, è l’Italia che non scommette sui giovani, nella ricerca come nello sport e nel calcio, non si scommette sui vivai. Vorrei promuovere un’associazione con tanti giovani, non farò il presidente, sarò un aggregatore.

Perché non farlo nel Pd?
In un grande partito deve esserci spazio per tutti. Dopo le comunali ci dicemmo che era arrivato il momento di mandare avanti altre forze vive, i giovani hanno voglia di aderire ad un progetto nuovo, tante associazioni vorrebbero entrare, saranno energie che favoriranno il partito e ne stimoleranno una vitalità innovata.

Farete una lista?
Vediamo come riusciremo a lavorare in questi mesi, ci sarà un anno buono di prova. Guarderemo alle elezioni di Avezzano e di Sulmona ma il respiro sarà regionale, con i colleghi in Regione stiamo interagendo su Teramo e Pescara e sulle aree interne dei rispettivi territori. Ci sono tanti sindaci e amministratori di piccoli Comuni che chiedono spazi di confronto nuovi e diversi.

Avrete una sede?
Sarà la prima e sarà nel centro storico dell’Aquila ne apriremo delle altre.

Che aria tira nel partito?
Abbiamo avuto delle sconfitte con le primarie, con le elezioni e la scissione su Il Passo Possibile. Poi la sconfitta alle regionali, non abbiamo eletto un consigliere subito per errori pilotati da qualcuno, la lista è stata scientificamente debole.

Per frenare la sua corsa?
Nella prima tornata regionale io e Moroni facemmo le primarie, questa volta no. Alcuni sono stati candidati fuori dal partito, nella mia lista mancavano 300 voti per essere eletto subito, ma sono stato il più votato nel centro sinistra in termini percentuali e nella Provincia. C’è stata una profonda lacerazione e rabbia.

Poi a marzo è rientrato in Regione…
Ho messo da parte i livori, ho lavorato per recuperare unità, il partito lavora bene se è unito. Se fossi uscito avrei mantenuto il mio contributo per la sede di via Paganica, la mia associazione sarà a disposizione del centro sinistra, toccherà a tutti lavorare bene e lavorare insieme.

Dunque un monito per le lime sorde del partito, per quella parte di vecchia guardia, non tutta, che rema contro, che non si rassegna a mettersi a disposizione senza avere la scena e che non lascia spazio alle energie. C’è bisogno di una bella boccata d’aria fresca e anche l’elettorato ne ha urgenza.