Si discute molto di una pubblicazione, Piazze scolastiche. Reinventare il dialogo tra scuola e città, uscita lo scorso settembre a cura di Paolo Pileri, Cristina Renzoni, Paola Savoldi e frutto di un’indagine svolta tra Milano e Torino, per una rigenerazione urbana a partire dalle scuole.
L’ingresso di ogni scuola è un luogo ad altissimo potenziale, gli autori Paolo Pileri, Cristina Renzoni e Paola Savoldi, docenti del Politecnico di Milano, lo chiamano ‘piazza scolastica’ ed ha un ruolo fondamentale all’interno della città. E’ nello spazio davanti la scuola che sperimentiamo i primi momenti di autonomia, costruiamo rappresentazioni e memorie dell’ambiente che ci circonda, è qui che le giovani generazioni fanno esperienza diretta della considerazione che la società ha per le loro necessità e i loro diritti. Per questo è urgente occuparsi delle piazze scolastiche, oggi spesso trascurate, osservandole e ripensandole, si legge nella recensione del lavoro edito da Corraini, questo libro propone di immaginare possibili soluzioni a situazioni critiche, in contesti concreti, analizzate grazie agli strumenti della fotografia e del disegno, e trae ispirazione da alcune esperienze internazionali. Trasformare gli spazi davanti alle scuole da luoghi spesso anonimi in luoghi belli, educativi e inclusivi significa quindi avviare un processo di rigenerazione urbana proprio a partire dalle piazze scolastiche, finalmente considerate come luoghi chiave per la città pubblica e spazi di apprendimento per tutti.
La ricerca è stata condotta tra il 2018 e il 2022, con il sostegno della Fondazione Compagnia San Paolo e della Fondazione Cariplo e delinea il profondo legame tra la qualità dello spazio pubblico e i servizi di interesse collettivo presenti; come in questo caso le scuole, necessario a formare coscienze insieme alle architetture degli edificati e alle reti urbane della città.
Gli autori con nuovi linguaggi, poco tecnici e comprensibili ai più, introducono con disegni, grafica e foto un innovato stile comunicativo per ragionare sull’importanza delle ‘piazze scolastiche’ e di nuove visioni per le strategie urbanistiche contemporanee, per un processo di rigenerazione urbana diffuso, a partire dal rapporto scuole-città con possibili azioni progettuali utili a rigenerare questi luoghi, raccontando le buone pratiche realizzate in Europa. Un esempio di transizione culturale per affrontare il tema della rigenerazione urbana che non dev’essere semplice opera pubblica, ma riqualificazione e riuso; rinascita di zone degradate in un contesto che deve valutare qualità della vita e bisogni sociali; educazione civica, interazioni nei luoghi pubblici, prospettive per il futuro.
Dovremmo chiederci, quante volte abbiamo impostato un ragionamento del genere nella città che rinasce, quanto abbiamo collegato urgenze sociali alle dinamiche della ricostruzione degli immobili e quanto abbiamo ragionato sulla vivibilità/nuova vivibilità di zone d’ombra da riqualificare, non solo dopo il sisma del 2009 ma anche dopo la pandemia del 2020/2022, e in tal senso i fondi del Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, avrebbero dovuto recuperare luoghi, aggregazioni e socialità, ma dai dati rilevati da Osservatorio Abruzzo della fondazione Openpolis, sembra siamo lontani anni luce da tali dinamiche, innovative e di transizione socio culturale.