15 Apr 24

Piano Emergenza Esterno laboratori di Fisica 2024, chiusa fase di consultazione

La Prefettura di Teramo, di concerto con la Prefettura dell’Aquila, nell’ambito delle attività di aggiornamento del Piano di Emergenza Esterna dei Laboratori Nazionali del Gran Sassoai sensi dell’art. 21, comma 1, del D. Lgs. n. 105/2015, ha avviato la fase di consultazione della popolazione prevista dal d.m. 29 settembre 2016 n. 200, rendendo disponibili le informazioni necessarie, gli omissis presenti nel documento e l’assenza di alcuni allegati riguardano esclusivamente le informazioni non ostensibili per motivi di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, per un periodo non inferiore a 30 giorni. La consultazione si è chiusa il 15 aprile e gli attivisti di SOA e Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua, in una nota, evidenziano le loro osservazioni.

 

PERSISTENZA DELL’ESPERIMENTO LVD. In termini generali, la documentazione fa emergere il fatto che tuttora nei Laboratori sono stoccate 1.040 tonnellate di nafta pesante, di cui 743 di tipo H226, nei pressi dei punti di captazione delle acque potabili interni ai laboratori (sottoposti a sequestro disposto dalla Procura di Teramo nel lontano 2018), in contrasto con quanto previsto dall’art.94 del D.lgs. 152/2006. Al contrario l’esperimento Borexino è stato dismesso. Si ricorda che la Regione Abruzzo – servizio Qualità delle Acque ha richiesto più volte l’allontanamento di tutte le sostanze pericolose, e che lo stesso Comitato VIA nel giudizio 3303 del 10.12.2020 sull’esperimento Cosinus affermava: ravvisata la necessità che il Laboratorio Nazionale del Gran Sasso porti a Borexino e LVD, nel più breve tempo possibile, le attività di decommissioning e dismantling e comunque prima di qualunque ulteriore nuova proposta progettuale.

Nonostante la mancata dismissione dell’esperimento LVD lo stesso Comitato V.I.A. ha recentemente esaminato un nuovo progetto, CYGNO-04INITIUM, dando parere favorevole con giudizio 4110 del 21.12.2023. 

SICUREZZA DELLE INFRASTRUTTURE E ATTIVITA’ COMMISSARIALI. Nonostante siano passati 5 (cinque) anni dall’istituzione del Commissario per l’Emergenza Idrica del Gran Sasso e 4 (quattro) anni da quella del Commissario per il traforo, considerata la persistenza di gravissime deficienze strutturali, non vengono riportate le attività svolte in concreto sulle opere dai due commissari. E’ quindi necessario integrare i relativi capitoli elencando quali opere sono state effettivamente realizzate dai due commissari nei laboratori e nelle gallerie.

PROVINCE E COMUNI COINVOLTI. Nella documentazione della proposta di Piano si legge testualmente che i rilievi svolti a Fontari negli anni ’70 hanno messo in evidenza che la sostanza chimica introdotta è stata riscontrata oltre che nelle vicine emergenze idriche di Vacelliera, Mescatore (Te) e Capo Vera e Tempera (Aq) anche in alcune sorgenti ad uso idropotabile più distanti dalla zona delle gallerie (zona di rilascio del tracciante sond. Fontari) come quella della Vitella d’Oro e di Mortaio d’Angri (Valle del Tavo) che alimentano l’acquedotto ACA (Azienda Comprensoriale Acquedottistica) in provincia di Pescara (GRAN SASSO IL TRAFORO AUTOSTRADALE MONTAGNA AA.VV. A.N.A.S / COGEFAR 1979).

Più avanti si legge La sorgente Mortaio d’Angri e altre sorgenti minori (B) forniscono l’acqua oltre che ai Comuni del pescarese,….omissis. Ne deriva che le conseguenze di un incidente potrebbero coinvolgere anche Comuni del pescarese che non vengono invece citati e inseriti nell’elenco degli enti soggetti agli effetti del Piano. Pertanto anche le varie competenze in caso di incidente devono essere riviste ampliando la sfera degli enti coinvolti.

RISCHI SISMICI E POTENZIALI CONSEGUENZE. Nella documentazione, riferendosi al rischio sismico per la presenza di diverse faglie attive, si ricorda una questione che per primi sollevammo nel 2018 e, cioè, quella del rischio di fagliazione.

Riportiamo di seguito integralmente i passaggi per quanto sono rilevanti: Tali effetti però, per quanto sopraesposto, sono di fondamentale importanza in quanto possono essere ricondotti alla possibile riattivazione della sopracitata faglia di Campo Imperatore che, nel proprio intorno (fascia di deformazione), può produrre, oltre alle ipotizzate azioni di scuotimento, anche azioni di taglio dovute all’azione delle fratture secondarie che potrebbe creare alle infrastrutture esistenti rilevanti problemi anche a distanza di alcuni chilometri dal gradino di faglia principale.

Questo fenomeno è stato recentemente riscontrato e descritto negli studi effettuati dopo il sisma 2016/2017 sui Monti Sibillini e Monti della Laga a cura dell’INGV (1 – Coseismic effect of 2016 Amatrice seismic sequenze: first geological result, 2 – Emergeo Working group – The 24 August 2016 Amatrice Earthquake (Coeseismic Effects) e 3 – Sequenza della Provincia di Rieti, Aggiornamento n. 11 del 16/1/2016, Rapporto preliminare sulle deformazioni cosismiche relative all’evento sismico di Mw 6.5 del 30 ottobre 2016). Quest’ultima pubblicazione cita testualmente: si registra l’attivazione di strutture antitetiche (Est immergenti), sia nell’immediata vicinanza del lineamento principale (alla scala di centinaia di metri) che alla scala kilometrica del bacino di Castelluccio. Infatti, sono segnalate rotture con dislocazione verticale centimetrica lungo il lineamento antitetico che corre sul versante occidentale della Piana di Castelluccio, a circa 6-7 km dalla faglia principale.

Nessuna considerazione viene svolta sulle conseguenze, paventate dalle stesse Prefetture, nei Laboratori e in particolare sull’apparato dell’esperimento LVD e su eventuali incidenti di larga scala innescati dagli eventi cosismici. Ricordiamo che l’ARTA ha rimesso una relazione geologica in cui, oltre a rilevare queste problematiche, ha anche posto una serie di dubbi circa la consistenza delle coperture delle tre sale. Se il rapporto di sicurezza non ha esaminato questi scenari incidentali, con ogni evidenza questa vera e propria falla deve essere colmata per avere un Piano di Emergenza Esterno coerente con le stesse affermazioni sopra citate in esso contenute. Ciò a maggior ragione se si considera quanto prescritto dalla stessa Protezione Civile nelle “Linee guida per la gestione del territorio in aree interessate da Faglie Attive e Capaci” in cui al paragrafo 8.3 “Programma Infrastrutture” si afferma testualmente che Le infrastrutture, le opere connesse a sistemi infrastrutturali e, più in generale le lifelines in programma di realizzazione deve essere favorita la delocalizzazione. Se preesistenti, o non delocalizzabili, deve essere predisposto uno specifico programma, eventualmente nell’ambito del Programma Zone Instabili, per essere sottoposte a verifica, prevedendo specifici approfondimenti conoscitivi e interventi finalizzati alla minimizzazione dei rischi.

ENTE PARCO DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA. Il Piano, nelle modalità operative, esclude l’Ente Parco da qualsiasi ruolo nella gestione sia delle fasi di osservazione che in quelle di vera e propria emergenza. Va ricordato che le norme del D.lgs.105/2015 non presidiano solo la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini ma anche quella dell’ambiente. Pertanto escludere un ente nazionale con precise e primarie competenze per la tutela del Gran Sasso appare quantomeno inspiegabile.

Gli attivisti chiedono quindi alle Prefetture di modificare il Piano rispetto a quanto esposto. Ai vari enti, ciascuno per le proprie competenze, disporre immediatamente l’allontanamento delle sostanze pericolose dell’esperimento LVD. Al Comitato VIA, di ritirare il Giudizio 4110/2023 in quanto palesemente in contrasto con proprie precedenti determinazioni o, almeno, subordinarne l’efficacia all’ottemperanza delle precedenti prescrizioni e alla Procura, di rivalutare lo stato del ‘sistema Gran Sasso’, tenendo conto del tempo trascorso senza che siano state attuate le misure e gli interventi necessari per la risoluzione di tutte le criticità note da oltre un decennio.

Documentazione delle Prefetture