Con la legge 125/2015 si dovranno fare dei Piani annuali sulla ricostruzione pubblica che dovranno essere rispettati, altrimenti perderemo le risorse nel caso in cui si verificassero ritardi maggiori ai sei mesi nell’avvio della realizzazione. Il primo piano è stato approvato lo scorso febbraio in collaborazione con gli Uffici speciali, ma in pochissimi sanno di che si tratta. E’ il primo stralcio, sul più complesso Piano pluriennale 2018/2020, che vuole restituire all’Aquila gli edifici strategici. Una priorità mai rispettata da dieci anni ormai. Sono stati così individuati interventi nella città dell’Aquila e nei territori colpiti dal sisma 2009 che sono in possesso di un livello di progettazione sufficientemente avanzato, tale da consentire l’esperimento delle gare dei lavori entro 12 mesi dall’approvazione del presente Piano. In più, leggo, si vogliono riallineare i processi di ricostruzione pubblica, almeno di edifici simbolo quali le case comunali, ai processi di ricostruzione privata che hanno avuto un’evoluzione più rapida e che in alcuni ambiti territoriali risultano conclusi, oltre a voler riattivare, in un contesto infrastrutturale recuperato e meglio rispondente alla normativa in materia di prestazione sismica degli edifici, funzioni amministrative e sociali che esprimono l’identità e la memoria delle popolazioni residenti, dalle case comunali alle chiese, dall’edilizia cimiteriale alle strutture che agevolano l’aggregazione sociale. Non sono stati considerati prioritari edifici agibili e sportivi e ricreativi, in questo primo Piano stralcio, a parte il Cinema Massimo e la chiesa di Santa Croce, utili il primo a rientrare in centro e la seconda al progetto strategico in corso. Di questo Piano nel Comune capoluogo non si fa menzione alcuna, sono innumerevoli le strutture finanziate, per oltre 81milioni di euro per il 2018 nel cratere, mentre l’uso di queste risorse sarà monitorato dalla Struttura di Missione, in dismissione, e riallocate, nel caso di mancato utilizzo. A che punto sono i progetti?