I lavori di ricostruzione al Palazzo del Governo restano bloccati.
Per il muro in cemento armato alto 14 metri su piazza Santa Maria di Bagno ed un piano in più alzato sull’ex convento agostiniano, ma anche per altri approfondimenti riguardanti il fatto che una struttura duecentesca, invece di essere vincolata e tutelata, è stata violata ed i responsabili vogliono vederci chiaro ma di più non vogliono dire.
Il Provveditorato ai Lavori Pubblici, soggetto attuatore, la Sovrintendenza, che ha rilasciato un parere favorevole che vorremmo vedere, l’ente proprietario cioè la Provincia, ed il Comune, che ha siglato un Accordo di Programma per lavori, la cui legittimità, andrà ora valutata.
Nel progetto preliminare si legge che il danno impedisce in radice l’ipotesi di un generalizzato intervento di recupero conservativo a favore di un articolato intervento di tipo conservativo e sostitutivo.
Cioè quel piano in più ed un muro di 14 metri ricavato su un gioco di volumetrie tutte da capire?
Ma com’è stato possibile uno saccheggio del genere? Dov’era la direzione dei lavori?
L’indagine storica condotta, si legge in uno stralcio del preliminare, consente di ricostruire, quanto meno in prima istanza, la dinamica delle trasformazioni del complesso dalla data di origine, 1282, sino ad oggi.
Sono distinguibili tre momenti progettuali definiti, riferibili a tre differenti epoche:
la prima è quella che va dall’origine all’inizio del ‘700, in cui domina la struttura dell’originario convento annesso all’antica chiesa; la seconda è relativa agli interventi del ‘700, con la realizzazione della nuova chiesa, dal 1710 in poi, e con l’integrazione tra il convento e la chiesa stessa; la terza è la ristrutturazione ottocentesca, con la nuova destinazione ad Intendenza, che oltre a modificare radicalmente la strutturazione interna, soprattutto del primo piano, introduce nuovi elementi architettonici di cui i più rilevanti sono il nuovo ingresso e la Sala Olimpica.
Lo stato attuale deriva da successivi limitati interventi dovuti soprattutto alla demolizione della Sala Olimpica alla metà dell’800. Nel 1960, la attuale sistemazione viene completata con la realizzazione del nuovo edificio della Provincia su via S. Agostino.
Peraltro bruttissimo ma c’è da aggiungere che quest’ultima struttura è stata poi stralciata dal progetto.
Resta da capire come mai un intervento, così radicale, stimato in oltre 40milioni di euro su superfici vincolate e totali per oltre 14mila mq, sia stato oggetto di una così diffusa brutalità.