Francamente il percorso di Americo Di Benedetto de Il Passo Possibile mi pare lineare.
Fuoruscito da un Pd che lo aveva maltrattato fin da quando aveva visto in Matteo Renzi la rivoluzione dei moderati, renziano della primissima ora, e si vide scalzato dalle vecchie volpi che fiutata l’aria della vittoria salirono sul carro del vincitore ancor prima che Americo, tattico ma rispettoso, potesse farsene una ragione. Mal digerito dalla sinistra del partito alle comunali del 2017, non sarebbe mai stato uno di loro, ed infatti lo portarono con loro fino ad un certo punto, contrapponendo al suo cammino Pierpaolo Pietrucci in quelle drammatiche primarie che segnarono col fiele la rotta già sgangherata della compagine, fino alla sconfitta al secondo turno con Biondi, che sancì l’inizio del mai più con voi e noi figurati con te.
Di fatto un’opposizione in Consiglio comunale non c’è mai stata, mai una strategia condivisa, mai un’idea alternativa al centro destra, mai una mossa tonica.
Di Benedetto, fautore di un’opposizione ragionata e per niente aggressiva, prese definitivamente la sua strada con Il Passo Possibile qualche mese fa gettando i semi per l’elezione in Consiglio regionale. A modo suo, con i suoi, con il suo consenso strutturato. Ce l’ha fatta è stato eletto. Pietrucci, da solo e senza partito, il Pd, non ce l’ha fatta. E così, forte di questo suo successo personalissimo sabato scorso si è smarcato definitivamente da certe logiche offrendo l’appoggio del suo gruppo ad una Giunta tecnica, cioè di soli personaggi di grande spessore, qualora Biondi, senza gli appetiti dei suoi, non dovesse avere i numeri in Aula. Gli si è scatenato contro il segretario regionale del Pd, Renzo Di Sabatino, Di Benedetto gli ha rifatto faccia, è esploso anche Palumbo e di rimando la Vicini, contro Di Sabatino, che vorrebbe vedere Legnini prendere una posizione. Un tutti contro tutti? Di Benedetto continua ad andare per la sua strada, tattica non tattica, è una strada di tutto rispetto, la gente lo vuole, sta rafforzando un asse centrista che potrebbe essere ago della bilancia di una destra o di una sinistra o forse perfino di un 5Stelle in una futuribile campagna elettorale e non c’è nulla di incredibile da rimarcare se non l’intenzione di incidere a modo suo. Sarà il suo gruppo a decidere se stare con lui o contro di lui e nei prossimi giorni lo scopriremo. Il resto della geografia delle minoranze è un day after continuo, sono due anni che è un day after, sempre là, sempre sotto, sempre a rimuginare se quello avesse fatto così piuttosto che colì, intanto Pietrucci si lecca le ferite e non una voce d’autocritica s’è levata dalla dirigenza del Pd sulla sua mancata elezione, nonostante i voti, non una lettera di dimissioni.
Una geografia di posizioni mosce, perché non è più Di Benedetto ad essere moscio, ma è proprio da quei banchi, a parte la passione di Paolo Romano e le battaglie dei vecchi alfieri e di chi è abituato a prendersi le carte, che c’è una mosceria ipocrita se non proprio falsa e non si sa più chi gioca per chi, a favore di chi o contro di chi.
Quindi nessuno gioca e Di Benedetto pare tra i pochissimi intellettualmente onesti.
Se votassimo domani alle comunali, se Biondi non rientrasse con le dimissioni, non so davvero chi proporrebbe la sinistra, il centro sinistra o quel che ne resta con i fantasmi di una rinascita che aleggiano tra Legnini, Zedda e Zingaretti, completamente scollati dall’elettorato e dalla realtà. Di Benedetto si rafforza, potrebbe essere un alleato invece che il nemico che li ha fatti perdere, la sinistra si deprime ogni giorno di più nel nulla cosmico di una proposta alternativa, senza la quale, Biondi resterà a Palazzo di città per i prossimi cento anni.