Beato il Paese che non ha bisogno di guerriere, è l’articolo che Concita De Gregorio ha scritto per l’8 marzo su La Stampa, sulla realtà che vivono molte delle nostre figlie. Non di meno ricorda la lotta delle sue sorelle e delle madri, vuole però guardare alle nostre figlie, alle adolescenti del Rapporto Cnr di Pisa, che ha stimato in 54mila, i ragazzi italiani che si identificano in una situazione di ritiro sociale. Il 6% degli studenti ha riferito di non aver legato con nessuno dei coetanei, con il 5.6%, circa 145mila studenti, che afferma di non uscire di casa e dalla propria stanza se non per andare a scuola.
Se guardiamo alle nostre figlie, scrive Concita, e guardiamole per favore, dovremmo essere capaci di dir loro non importa, se sei una che vince. Non è una gara la vita. Non devi prevalere, sterminare l’avversario. Devi esistere e pretendere rispetto. Ma l’educazione al rispetto non riguarda le donne: riguarda la società intera, la quale è tuttora governata da un modello maschile di forza, di prevaricazione, di potere. Bello, sarebbe un 8 marzo in cui non ci fosse bisogno di dire alle ragazzine: armati ed esci a picchiare, a rischiare la vita. Se non vogliono rischiarla hanno anche ragione. Vivi la tua vita come vuoi viverla, questo dovremmo prima o dopo riuscire a dir loro. Resta pure ai margini, costeggia i bordi se questo ti fa sentire libera. Se non vuoi giocare a questo gioco non giocarlo. C’è posto per tutte, anche per te. Vieni fuori, nessuno ti farà del male.
Quale esempio riesce a dare il mondo adulto alle adolescenti che si sentono inadeguate, non all’altezza, incapaci, inappropriate? L’attivista iraniana? Un’attivista iraniana che rischia la vita dovrebbe convincere le nostre figlie a lasciare la cameretta, la comfort zone del game virtuale per andare in un posto dove se non vinci sei solo una fallita.
Quando arriverà il momento in cui anche la gentilezza, la cura delle piccole cose, la possibilità di essere quello che siamo chiunque noi siamo ci dia un posto, sicuro, nel mondo? Chiede la giornalista.
L’età più a rischio per la scelta del ‘ritiro’, si legge nello studio del Cnr-Pisa, è quella che va dai 15 ai 17 anni, le cause che spingono a isolarsi dal mondo sono prima fra tutte il senso di inadeguatezza rispetto ai compagni e la fatica nei rapporti interpersonali, caratterizzati da frustrazione e autosvalutazione, per essere stati derisi o bullizzati per l’aspetto fisico, il modo di vestire, il peso, i comportamenti, la timidezza. Questi adolescenti non si sentono compresi, provano un senso di trascuratezza (19.2%) e incomprensione (26%) da parte dei genitori, solo il 14.8% riferisce di un preoccupazione da parte delle famiglie, lontani dal loro sentire anche gli insegnanti, per i ragazzi il 27% non si preoccupa, oppure pensa alle assenze per malattia (23.1%) e solo più di un quinto si mostra preoccupato (21%).
Come possiamo pensare di dire a queste/i adolescenti auto reclusi in camera ‘esci e combatti’?
E’ vero abbiamo per la prima volta un primo ministro donna, una leader di un partito importante all’opposizione donna e una presidente della Cassazione donna, ce l’hanno fatta in un mondo maschile del cavolo dove devi sempre dimostrare chi sei e quanto vali molto più di un uomo, guadagni di meno e sei denigrata di più, devi combattere e prenderti ciò che ti spetta con i denti. Esci e combatti. E chi sa davvero quando arriverà il momento in cui anche la gentilezza e la cura daranno un posto nel mondo anche a chi non si sente una/un guerriera/o.