08 Ago 22

Non è più tempo di Santoro e Cacciari

Qualche giorno fa la lucidità di Massimo Cacciari in un’intervista su La Repubblica, tutti sanno che c’è un’unica agenda ed è quella che impone l’Europa, se vogliamo che la Bce continui ad acquistare i nostri titoli, ed è stato ufficialmente dichiarato che lo farà solo a condizione che gli adempimenti del Pnrr saranno eseguiti. Non ci sono margini di scelta se non vogliamo finire in default. È così e basta.

Cacciari non ha peli sulla lingua, nel commentare le promesse elettorali del centro destra, ma anche l’inconsistenza del centro sinistra, si stanno sfidando partiti che hanno governato insieme fino a ieri, la sinistra non esiste più, smettiamola una volta per tutte, non crede nel nuovo partito radicale che vorrebbe fondare Michele Santoro, la trovo un’operazione velleitaria. Capisco che gli siano saltati i nervi, a me capita ogni cinque minuti, ma poi bisogna guardare in faccia la realtà, e la realtà dice che non è più il tempo di Santoro e di Cacciari, per il politico/filosofo, il quadro è chiarissimo.

Esiste uno spazio politico ampio, se si pensa che la metà degli elettori diserta ormai le urne, uno spaventoso crollo di rappresentanza, ma questo spazio lo potranno riempire le nuove generazioni. I veri rappresentanti del 30 per cento dei giovani disoccupati e della metà dei sottoccupati, l’esercito delle donne che non possono lavorare, i giovani ricercatori che per lavorare se ne devono andare all’estero. E potremmo continuare con l’elenco. La cosiddetta sinistra, in questi ultimi vent’anni, li ha ignorati.

Li ha ignorati, ma non lo sa o fa finta di non saperlo, e continua a professarsi ‘di sinistra’: con chi poi? Intanto Giorgia Meloni cerca di accreditarsi in Europa, il tentativo del campo largo di Letta, ormai fallito, per Cacciari avrebbe potuto essere una piccola svolta alla Macron, ma la coalizione dovrebbe esprimere un comune sentire, l’ultimo che vi riuscì fu Romano Prodi con l’Ulivo nel 1996, invece i tanti galletti che devono convivere, non caveranno un ragno dal buco. Se la partita fosse Macron contro Le Pen, vincerebbe Macron.

Abbiamo un Macron nostrano? Un buon sostituto potrebbe essere soltanto un programma coeso intorno al Pd di Letta. Ma niente assemblaggi di cocci. Niente alleanze straccione. Una coalizione che possa attrarre i moderati, i delusi dell’elettorato di Forza Italia, i leghisti del Nord preoccupati per la svolta a destra, la grande borghesia imprenditoriale che guarda con inquietudine a Giorgia Meloni. Questo spazio c’è, è ampio. Se il centrosinistra facesse così sarebbe pienamente in partita.

Ma così non è. E a dirla tutta non si riesce proprio a capire più quale possa essere la proposta del centro sinistra e quale sarebbe la differenza con le posizioni più morbide di tanto centro destra. A livello centrale come pure a livello locale, c’è bisogno di ricambio di aria, per cominciare a parlare a quella fetta di dimenticati, ed è una bella fetta, che ha perso ogni rappresentanza e punto di riferimento politico.