Dal 2009 al 2014, lo Stato ha stanziato per la ricostruzione privata post sisma dell’Aquila 3miliardi e mezzo di euro, dei quali restano nelle casse circa 302milioni di euro, da accreditare sui conti correnti dei cittadini come anticipo per l’inizio lavori. I dati li ha illustrati nel corso della commissione programmazione e bilancio il presidente Giustino Masciocco, secondo il quale una maggiore certezza della cassa, annualmente, anche minima, garantirebbe l’apertura di un maggior numero di cantieri. D’altra parte lo Stato stanzia delle risorse ed indica le annualità entro le quali poterle impegnare, con l’ultima tranche, in una delibera Cipe dello scorso febbraio sono stati previsti per il cratere sismico 802milioni di euro, dei quali avremo indicazioni sul come e quando utilizzarli solo tra qualche mese. E pur avendo un bisogno continuo di risorse, il problema, secondo Masciocco e l’assessore alla ricostruzione Di Stefano è che se la cassa è piena di soldi, e noi abbiamo dal 2013 circa 302milioni di euro fermi, lo Stato non prevedrà altri stanziamenti, mentre le risorse attendono di essere accreditate ai cittadini all’apertura dei cantieri, nella misura di un’anticipazione del 44%, ma i progetti sono al palo. Sulle 1.300 schede parametriche, quelle che ci dissero avrebbero istruito velocemente, solo su 80 è stata chiesta la parte seconda, quella esecutiva che farebbe partire i cantieri, e per queste 80 hanno risposto solo una ventina di progettisti, oltre alle 2mila pratiche della vecchia procedura, quelle che esaminava la vecchia filiera e che restano sempre in capo all’Ufficio speciale. A giudicare da questo primo bilancio emerso dai dati portati da Masciocco, è certo che la prima fase ordinaria post sisma dopo i commissari, va rivista con urgenza. A cominciare dall’assetto dell’Usra, sollecitando i progettisti ad assumersi maggiori responsabilità così come i presidenti dei consorzi, per poi agevolare le imprese nel pagamento dei sal, centinaia sono bloccati negli uffici pur essendo disponibili le risorse, garantendo i pagamenti anche ai subappaltatori, e soprattutto le pratiche devono correre così anche la cassa dovrebbe avere minori giacenze fisse e chi sa che a quel punto lo Stato non sia costretto a rivedere i meccanismi con cui girare le risorse.