Credo che i due vettori capaci di veicolare L’Aquila fuori le mura siano il MAXXI, particolarmente gettonato nelle richieste di informazione degli utenti degli Info Point, secondo i mille questionari sottoposti ai visitatori, e il Jazz. Il Jazz perché da quest’anno il coordinamento operativo de Il jazz italiano per le terre del sisma è passato dall’associazione I-Jazz, che ha organizzato la manifestazione fin dall’inizio, all’associazione Jazz all’Aquila, che ne raccoglie il testimone a livello logistico e progettuale, ed è qui, nei nostri territori, per crescere e mettere radici.
Anche perché l’evento è promosso dal Ministero della Cultura, il Comune dell’Aquila-Progetto Restart il main sponsor SIAE-Società Italiana degli Autori ed Editori, con il contributo di NuovoIMAIE, di Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila, del MAXXI L’Aquila, CAFIM e molti partner tecnici, ha insomma i crismi necessari a superare il loco ma dobbiamo saperci fare e ci sa fare solo una comunità unita, che rema tutta dalla stessa parte ripartendo da noi, dalle nostre eccellenze, dai nostri migliori musicisti/artisti.
L’associazione Jazz all’Aquila è nata lo scorso febbraio per dar vita, si legge ufficialmente, a proposte artistiche finalizzate alla promozione e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio, della diffusione delle arti e della musica, attraverso l’organizzazione di concerti, festival e rassegne. Dal blues al jazz, alla popular music, rivisitando luoghi, contaminazioni ed emozioni che hanno portato rilevanti novità nella musica del ‘900. E da quest’anno, insieme all’associazione I-Jazz, alla Federazione Nazionale IJI, è impegnata nell’organizzazione del festival, per una maggior presenza e partecipazione della città senza modificare la natura progettuale, ideata e desiderata da Paolo Fresu.
Immagino quindi un percorso creativo che ricominci ora con l’autunno, duri un anno intero, conduca alla prossima edizione del Jazz, per poi ricominciare l’anno successivo con tutta una serie di altre cose da fare, da organizzare e da ragionare per mettere in piedi un percorso credibile e che non dovrebbe avere nulla da invidiare a Roma/Milano/Bologna, magari condurre a una Fondazione. A Perugia c’è, lavora e fa lavorare tutto l’anno.
Saremo capaci di non avvelenare i pozzi? Parte del 4% delle risorse per la ricostruzione è destinato proprio a generare nuova cultura, occupazione, radicamento, coinvolgimento delle realtà creative locali/ristoratori da strutturare e coinvolgere insediando realtà stabili che lavorino tutto l’anno.
Come sta facendo il MAXXI, proponendo creativi contemporanei di livello nazionale, senza tralasciare il territorio, i nostri artisti, l’Accademia di Belle Arti, così come il Conservatorio in tandem col Jazz. Ripartiamo dal territorio per tentare di attrarre visitatori dall’Italia, dall’Europa e chi sa che non diventino mete strutturate, fisse, perché ne vale la pena, per una vera cultura da fruire.
I visitatori chiedono percorsi nei borghi, il centro storico dell’Aquila, enogastronomia e ristoranti tipici, secondo quei questionari bisogna migliorare l’accoglienza, trasporti e bagni pubblici, perché di fatto non siamo strutturati, ed è da consolidare l’idea di città territorio che comunque non nasce dall’oggi al domani, solo perché lo abbiamo messo nero su bianco come obiettivo. Frazioni, quartieri, GranSasso/Fonte Cerreto, borghi del territorio sono decenni che vivono a compartimenti stagni, indipendenti, poco ben disposti all’unione a rinunciare a un briciolo delle propria autonomia per la collettività, per l’insieme, siamo culturalmente indietro anni luce e non sono processi che si possono calare dall’alto. Si sta facendo molto, si stanno mettendo tasselli, serve lavorare in armonia per crescere, crescere a cominciare da queste due realtà culturali di pregio che possono trainare il resto, soprattutto un percorso di qualità e poi, si spera, da cosa nasce cosa.