27 Ago 19

Jazz per noi, ma non ci siamo inseriti

Italo Calvino sosteneva che Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi.
Così la nota stampa di luglio per anticipare le iniziative ed i concerti del Jazz italiano per le terre del sisma, che si terranno anche all’Aquila il 31 agosto ed il 1° settembre prossimi.
Cosa è cambiato in noi?
A giudicare dalle zuffe appassionate per avere un posto in prima fila ai concertoni della Perdonanza molto poco. Pronti a fare le guerre per un biglietto gratis, per un ingresso privilegiato riservato alle autorità, per un posto al sole della gratuità, nasce ancora troppo poco nella comunità degli aquilani.
Il Jazz cresce di anno in anno, si struttura in Italia in associazioni importanti nate con noi, circolano musicisti, quest’anno anche una mostra fotografica allestita e curata dall’Associazione Fotografi Italiani di Jazz, costituitasi a inizio 2019 e membro della Federazione nazionale Il jazz italiano, nata nel febbraio del 2018 e presieduta da Paolo Fresu.
La mostra I fotografi italiani per le terre del sisma è solo una piccola parte dell’immenso lavoro di oltre 50 fotografi coordinati negli anni da Paolo Soriani, Andrea Rotili ed Emanuela Corazziari per il volume realizzato da MIdJ dedicato al progetto.
Alcuni di questi fotografi sono confluiti nella neonata Associazione Fotografi Italiani di Jazz e sono stati invitati a partecipare con i loro scatti più rappresentativi a questa mostra, leggiamo.
Si muovono circuiti, nascono intese, si veicolano interessi artistici, si condivide musica jazz. Ma L’Aquila non c’è. L’Aquila città d’arte, non c’è. Non troviamo un’associazione una, nata da poco, da tanto, da niente, per niente nata o solo immaginata, insomma un insieme di persone o un qualcosa che faccia credere che di quel circuito potremmo far parte anche noi. C’è di certo l’esperienza di quei ragazzi che offriranno formazione con Simona Molinari a condividere progetti, ma non c’è movimento. Eppure all’Aquila non mancano musicisti, giovani virtuosi del Conservatorio pronti a contaminarsi o comunque pronti ad esserci e non solo loro. Fin dalla prima edizione del Jazz, si registrò una capillarità da paura, l’organizzazione portò gadget, pubblicità e sponsor, propri, in giro per la città, ed è cambiato poco dalla prima edizione. Non ci siamo inseriti. Il sindaco Biondi ha annunciato che ci saranno finanziamenti per altre annualità, per strutturare l’evento, ma la comunità fatica ad emergere come protagonista della rinascita per cui, spenti i riflettori, potrebbe esistere anche senza gli sbrilluccichii delle serate da capogiro.
L’Aquila è assente ed è assente la Regione Abruzzo. Per la Marcia Solidale, c’è il sostegno di Musicamdo Jazz Altra Musica (Marche), Young Jazz (Umbria) e Fara Music (Lazio), il contributo tecnico di Cotram, ma tra i contributi delle terre del sisma manca la nostra terra.
Il Jazz cresce, si strutturano nuove associazioni, nate col sisma, diventano importanti altrove, Fresu annuncia che lascerà ad altri colleghi la direzione artistica, c’è fermento, voglia di crescere e di esserci, ma L’Aquila e l’Abruzzo restano spettatori. E se ci fosse stato un concerto a pagamento, avremmo segnalato la nostra presenza giusto con la zuffa per accaparrare l’accaparrabile, tanto poi dal 2 settembre e per il resto dell’anno toccherà a noi rinascere ogni giorno.