18 Gen 23

Matteo Messina Denaro, mai testimoni

A Radio Anch’Io, ospite di Giorgio Zanchini, Roberto Piscitello, sostituto procuratore a Marsala, ex pm della Dda di Palermo negli anni ‘90 e per anni al Ministero della Giustizia.

Posso chiederle un commento? Chiede Zanchini sui giudizi di alcuni ascoltatori e sull’arresto di Matteo Messina Denaro, boss mafioso latitante da trent’anni.
Posso rispondere in modo non diplomatico? E’ assolutamente disarmante, viviamo in un’epoca in cui la dietrologia, lo scandalo, il giallo a tinte nere, deve prevalere rispetto alla realtà, è disarmante. Sono amareggiato. Lo Stato è fatto di uomini e donne che lavorano e si sacrificano, che in questi anni hanno fatto le umane e divine cose, catturare un latitante e catturarlo in terra di mafia non è affatto semplice, Mani Pulite ha colpito i colletti bianchi e la grande imprenditoria, molti di questi furono raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare e nessuno resse alla latitanza, pur potendo godere di centinaia di milioni di lire, all’epoca nessuno riuscì a gestire una latitanza, la latitanza è una cosa complicata ed è consentita grazie a Cosa Nostra che negli anni è stata davvero potentissima. Guardi, io mi sono occupato di Matteo Messina Denaro 10 anni della mia vita e in questi 10 anni ho arrestato centinaia e centinaia di fiancheggiatori, la cattura di ieri è un tassello, l’ultimo, hanno fatto un goal i Carabinieri, ma è da anni che si fa terra bruciata intorno al latitante, operazioni su operazioni, semmai io vorrei parlare di questa borghesia mafiosa, di questa terra straordinaria e maledetta, perché se c’era qualcuno che conosceva Matteo Messina Denaro, probabilmente, ma non sono sicuro nemmeno di questo, o il vicino della porta accanto, mai si sarebbero sognati di andare in una stazione di polizia a denunciarlo. Questo è il vero problema di questa terra.

Lei è siciliano?
Ahimé sì o per fortuna sì, rivendico il mio essere siciliano, ho lavorato 10 anni a Roma e sono tornato in Sicilia con grande orgoglio e con grande forza ma ho trovato una terra rassegnata. Dicevo ieri ai miei colleghi che questa cattura è il riscatto di una terra, con la cattura di Matteo Messina Denaro abbiamo fatto la Sicilia adesso facciamo i siciliani, via gli alibi. Ho fatto centinaia di processi per omicidio intorno agli anni 2000/2010, rispetto ad attentati che erano stati fatti nel 1988 nel 1989, intere guerre di mafia, nemmeno mai un testimone, quei processi, quelle catture, quei risultati sono stati raggiunti grazie ai collaboratori di giustizia, grazie a quelli che li avevano fatti quei delitti, che avevano sparato per la strada.

Nemmeno mai un testimone.
Nemmeno mai un testimone. Sentii la moglie di un boss di Castellammare del Golfo, crivellato di colpi, fu colpito da una sessantina di colpi di kalashnikov, non si riconosceva il volto, ebbene la moglie sentita in dibattimento in Corte d’Assise, alla mia domanda ‘Scusi ma lei ha visto qualcosa, ha sentito qualcosa?’, ‘No, guardi dottore, io devo dire che a me erano sembrati petardi, ha presente quelli che sparano i ragazzi per le strade?’. Ecco questo è il contesto mafioso che dovremmo avere la forza, la volontà di spiegare a chi in ogni momento in questo Paese disgraziato, vede sempre qualcosa che non va, sempre una dietrologia. Se in una sceneggiatura si dicesse che sono tutti bravi, buoni e belli, probabilmente la gente cambierebbe canale e quindi la gente dice che sono tutti corrotti, che sono al soldo, che lo Stato adesso pagherà le spese a Matteo Messina Denaro, è davvero insopportabile.

‘Come facciamo a non essere dietrologi se poi leggiamo di depistaggi, del falso pentito Scarantino, dell’Agenda rossa, della mancanza di colpevoli per le stragi’ cosa risponde?
Appunto leggiamo. Bisogna capire cosa si legge. Io faccio il magistrato e per abitudine, per studio, per cultura, leggo le carte processuali; allora la vicenda Scarantino è una vicenda che lo Stato, le forze dell’ordine e la magistratura hanno scoperto, c’è stato un momento in cui per mille ragioni qualcuno dei servitori dello Stato ha ritenuto di dover individuare alcuni colpevoli, lo ha fatto in buona fede lo ha fatto in mala fede, il dato è che comunque questa gente è stata smascherata, la Procura di Caltanissetta competente per territorio, col procuratore aggiunto Gabriele Paci, ha smascherato tutta questa vicenda, gli innocenti sono stati restituiti alla loro libertà, i colpevoli sono stati assicurati alla giustizia e chi ha sbagliato sta pagando, sono state emesse delle condanne per alcuni poliziotti, fermo restando ancora il principio d’innocenza. Ora la lettura scandalistica di dati oggettivi, freddi, io la capisco, leggere una sentenza è una cosa complicata, perché è fatta di paroloni, di concetti difficili, di espressioni in diritto, lo slogan è invece semplicissimo e facilissimo, arriva a tutti e ormai tutti, grazie a Dio, abbiamo la possibilità di interloquire e di parlare, evviva Dio che sia così, ma da lì a pensare che si debba fare un dogma del chiacchiericcio e del basso cortile o della calunnia, davvero ne passa.