Cioè giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano percorsi di formazione. Una quota superiore rispetto alla media europea (11%) e distante dall’obiettivo Ue per il 2030: scendere al di sotto del 9% di giovani Neet. Ridurre questa percentuale significa mitigare la dispersione della risorsa più importante a disposizione di un paese: l’energia e il talento delle sue giovani generazioni, ed è quanto rileva la fondazione openpolis in un approfondimento appena pubblicato. Secondo i ricercatori il fatto che una parte non irrilevante della popolazione giovanile resti esclusa dai percorsi di istruzione, formazione e – successivamente – dal mondo del lavoro rappresenta un vero e proprio problema sociale e pur tenendo presente che i dati comunali più recenti sono relativi al 2020, un anno molto particolare visto l’impatto dell’emergenza, appare consolidato che il fenomeno sia più impattante in alcune grandi città. In particolare nel mezzogiorno, come Catania, Palermo e Napoli.
L’Italia si posiziona tra gli stati con una percentuale di Neet più elevata nel 2024 (15,2%). Si registra comunque una tendenza al calo, visibile anche negli ultimi anni (16,1% nel 2023, 19% nel 2022). Ciononostante il nostro paese è, dopo la Romania (19,4%), quello in cui il fenomeno incideva maggiormente l’anno scorso, l’ultimo disponibile per un confronto. Seguono la Lituania (14,7%) e la Grecia (14,2%). Questi stati devono affrontare ancora una sfida importante per raggiungere l’obiettivo Ue per il 2030 di scendere al di sotto del 9% di giovani tra 15 e 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono in formazione. Gli stati con la minor percentuale di Neet nel 2024 sono invece i Paesi Bassi (4,9%), la Svezia (6,3%) e Malta (7,2%). Questi paesi, insieme ad altri 6, hanno già raggiunto il target Ue per il 2030.
Secondo quanto rilevato dalla fondazione, i divari educativi presenti nel paese possono incidere sulla futura condizione di Neet da due punti di vista, spesso sovrapposti. In primo luogo, un basso livello di istruzione, o comunque il raggiungimento di un titolo che non corrisponde alle competenze effettive (la cosiddetta dispersione implicita), spesso comporta il non trovare sbocchi né all’interno del sistema educativo, ad esempio con l’accesso all’istruzione terziaria, né in quello occupazionale. A maggior ragione in un contesto produttivo dove le competenze tecnologiche e digitali sono sempre più richieste per aver accesso a possibilità di lavoro stabili e ben retribuite. Mentre a livello europeo la quota di Neet tra i diplomati (11,3%) è in linea con la media generale (11% circa), in Italia tra i giovani con diploma la percentuale di quelli che non studiano e non lavorano si avvicina al 18%. Quasi 3 punti in più della media nazionale (15,2%). Tra i laureati in Italia, scende invece all’11,8%. Paradossalmente l’incidenza dei Neet è superiore tra i giovani diplomati rispetto a quelli con al massimo la licenza media (13,3%). Segnale da un lato significativo rispetto alla struttura del mercato del lavoro nel nostro paese. Dall’altro della capacità del sistema di istruzione di formare adeguatamente anche chi conclude la scuola secondaria di secondo grado.
In questo senso, va valutato l’altro fattore chiave, cioè le difficoltà di scelta nei percorsi educativi e le possibilità di orientamento in questo senso. Nel caso italiano, i dati Eurostat indicano come il problema sembri riguardare soprattutto le città. Il grado di urbanizzazione del comune rappresenta infatti un’altra variabile utile per comprendere le differenze interne al paese.
Rispetto alla media nazionale del 15,2%, l’incidenza massima si raggiunge nelle città e nelle aree urbane più densamente popolate dove supera il 16%. Mentre risulta inferiore al 15% sia nei comuni a densità intermedia (14,7%) che in quelli rurali (14,4%).
I 10 capoluoghi con la più alta percentuale di Neet nel 2020 sono stati Catania (42,0%), Palermo (39,8%), Napoli (37,3%), Messina (33,7%), Caltanissetta (32,1%), Agrigento (31,7%), Trapani (31,6%), Siracusa (31,5%), Frosinone (30,5%) ed Enna (30,4%). Le città capoluogo con la più bassa percentuale di Neet nel 2020 sono state Belluno (16,1%), Pesaro (16,4%), Rimini (17,3%), Siena (17,6%), Forlì (17,7%), Prato (17,8%), Aosta (17,9%), Ravenna (17,9%), Matera (18,0%) e Grosseto (18,4%).