La legge Barca destinò il 5% dei fondi della ricostruzione alla ripresa economica, ma questi fondi non si vedono, ed è lo stesso Aielli, responsabile dell’Ufficio speciale, a scrivere di ritardi nell’attuazione delle procedure di finanziamento da parte del Ministero dello Sviluppo economico, che rendono il quadro critico e negativo. Sono piccoli progetti per piccole imprese, ancora non partono ma neanche le domande arrivano, per settori scelti a Roma e calati dall’alto. La gente ne sa molto poco, la gestione resta centralista ed il territorio non riparte, a cominciare dalla microimprenditorialità giovanile. I grandi finanziamenti riguardano il Gran Sasso, per 15milioni di euro di investimenti infrastrutturali, ma gli operatori turistici locali lamentano di essere stati esclusi, gli era stato assicurato che sarebbero stati banditi progetti di finanziamento che, gestiti dal Ministero, come abbiamo visto sono al palo. E poi ancora la rete ottica innovativa nella Pubblica amministrazione, per 5milioni di euro in gestione all’Università dell’Aquila, quindi i finanziamenti alla Accord Phoenix un’azienda giovanissima, costituita con 2.500 euro di capitale sociale nel 2012, e che pure s’insedierà nell’ex polo elettronico per riciclare materiali elettronici con sostegni pubblici di circa 20milioni di euro dallo Stato, nonostante parte della compagine sociale abbia sede a Cipro, per prenderne in prestito altri cinquanta. Sul sito del Mise, le altre misure per il cratere aquilano sono morte al 2013, non c’è più spinta o riunioni continue del comitato che assegna parte di quel cinque per cento, cui partecipa anche Invitalia, la partecipata di Stato, con una percentuale sui progetti esaminati. L’interesse nazionale è sceso drammaticamente, Aielli ha mollato queste progettualità, meglio concentrarsi su poche cose, ma non avendo neanche più un ministro a rappresentare la ricostruzione in Abruzzo a Roma e che venga nel cratere a parlare di ripresa, le possibilità che L’Aquila resti saldamente nell’agenda nazionale come priorità diminuiscono ogni giorno che passa. Come per la ripresa economica, così per la ricostruzione pubblica e i beni culturali. Le recenti inchieste sulle chiese non hanno strappato un solo commento al ministro Franceschini, il cratere non fa più notizia campa ormai solo con le beghe locali, normali, come cinque anni fa e al Governo gli fa un gran gioco.