Una scossa di terremoto di magnitudo 6.5, tra Norcia e Preci, ha ieri mattina cancellato paesi e frazioni dell’Appennino centrale, dando il via senza più remore all’esodo verso la costa. Come all’Aquila otto anni fa, alla fine vince il terrore e il freddo, Renzi dice che non farà new town ma villaggi in legno che comunque indeboliranno intere comunità. Il crollo della cattedrale di San Benedetto a Norcia non fa ben sperare. Era stata rimessa in sesto più di una volta, l’ultima col sisma di vent’anni fa, oggi è venuta giù. Ingenti i danni al patrimonio culturale, sono le notizie accoranti che pure non smuovono Franceschini, Sovrintendenze e Mibact a dire abbiamo sbagliato, dove abbiamo sbagliato, facciamo in maniera diversa. Niente. Dalla Grandi Rischi di otto anni fa arriviamo alla Grandi Rischi di qualche giorno fa, che allerta su possibili forti scosse, il terremoto non è prevedibile e non possono sapere quanta energia sia stata accumulata nei secoli. Oggi parlano di secoli, il 30 marzo 2009 ci dissero che le scosse continue scaricando energia poco alla volta, non avrebbero generato una forte scossa. E invece arrivò il 6 aprile ma per quelle rassicurazioni non ha pagato nessuno se non De Bernardinis, vice di Bertolaso, poi premiato con una presidenza all’Ispra. L’Aquila ha insegnato molto, ma non lo dicono. Gli stessi aquilani nella loro emergenza cronica non sanno cosa dire. Dopo il 6.5 è tutto poco sicuro, puntellamenti garantiti fino al 2011, zone rosse mai ragionate, calcinacci e cementi che volano, cimiteri inagibili, scuole ancora da fare e un patrimonio edilizio migliorato dal punto di vista sismico, ma non adeguato. Neanche L’Aquila può essere certa di essere sicura se non sarà testata in un futuro terremoto, che farà, la Grandi rischi è oggi scioltissima su questo. Peccato dover attendere gli eventi senza serenità perché non abbiano certezze. I beni culturali di Norcia si sbriciolano e la cattedrale di San Benedetto è venuta giù di nuovo, il 1997 non ha insegnato nulla ai Beni culturali e non è un punto all’ordine del giorno del Governo. Si riunirà il Consiglio dei ministri, sancirà il nuovo stato d’emergenza e nuovi miliardi da polverizzare su lavori post sisma a cui l’Italia non intende rinunciare. Altro che sicurezza.