Forze sindacali in piazza contro i licenziamenti post pandemia, che vedrebbero persi in Abruzzo 17mila posti di lavoro. Un bagno di sangue e non c’è altro da dire ma da fare sicuramente sì.
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, tra le tante questioni che ha posto in un’intervista a Il Messaggero c’è quella per cui in cassa integrazione non si può fare, per legge, formazione, e invece è necessaria. Vogliamo sederci intorno a un tavolo e discutere di formazione e rioccupabilità, a partire da giovani e donne, le categorie più colpite. Io sono pronto.
Ovvio che Bonomi rappresenti il mondo produttivo, quello con un bel po’ di pelo sullo stomaco, devoto innanzitutto al business, ma non mi pare abbia torto quando dice che questo Paese deve fare le riforme da 25 anni. Ci è stato sempre raccontato che mancavano le risorse, oggi questo problema non c’è, sul Codice degli Appalti non si può andare su una deregulation totale, devono esserci norme di garanzia per la trasparenza e la legalità ma non possiamo tenerci di fatto una legislazione che impedisce di realizzare qualsiasi cosa. Se per fare un’opera superiore ai 100milioni di euro in Italia occorrono non meno di 15 anni e 7 mesi, e due terzi di questo tempo li sprechiamo prima ancora della gara, vuol dire che qualcosa non funziona. Bisogna semplificare tutta la procedura delle autorizzazioni.
E va benissimo l’eliminazione del massimo ribasso perché la sicurezza dei lavoratori è prioritaria, per Bonomi bisogna guardarsi una volta per tutte negli occhi e mettere a fuoco tutti i temi. Parlo di capacità tecnica degli enti locali, per cominciare. I Comuni saranno gli enti attuatori finali dei grandi interventi post pandemia, si impiegano 20 anni per finire un’opera per poi scoprire che è inutile e non serve più. Quindi chiarezza iniziale su come utilizzare bene le risorse e spenderle tutte garantendo legalità e legittimità.
Temi che andranno declinati nei tavoli giusti e concretizzati in proposte e transizioni per il futuro verso nuove occupabilità anche per chi rischia di essere fatto fuori, in particolar modo perché precario, quindi davvero l’ultima ruota del carro. Bonomi ha rilanciato il Patto per l’Italia con le risorse del Pnrr ed una grande partnership pubblico-privata, la transizione energetica metterebbe in moto 600mld di investimenti privati, senza questo patto il debito pubblico ci seppellirà. Il manager tirerà sicuramente l’acqua al proprio mulino, ma finché non si contratterà un’intesa con una sana mediazione, lavorando su temi nuovi come sostenibilità, innovazione, equità, eguaglianza tra lavoratori e tra pubblico e privato rimettendosi in gioco, non impareremo mai a conoscere i limiti di queste posizioni.