Nelle ore tremende che riportano gli aquilani al dolore e alla morte di quella notte, leggiamo i geologi che ricordano al sistema Paese che c’è ancora troppo da fare sulla prevenzione, sulla sicurezza, sui suoli e sul riconoscimento di una loro dignità, al pari di urbanisti e ingegneri. Devono spiegare sempre le priorità, instancabili, come non ci fosse stato un 6 aprile 2009 e fosse tutto da imparare. E’ necessario un continuo aggiornamento delle mappe di pericolosità sismica del territorio nazionale, e per far ciò sarebbe indispensabile la presenza dei geologi in ogni Comune, con una loro distribuzione accurata sul territorio e non lacunosa come allo stato attuale, ha dichiarato il presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, Fabio Tortorici. In Italia almeno 24mila scuole sono in aree a rischio sismico, la conoscenza geologica dovrebbe essere centrale nella pianificazione, ha detto poi Domenico Angelone, consigliere nazionale dei Geologi dalle aree terremotate eppure ancora oggi in Italia, si continua a costruire senza tenerne conto. E’ necessario il Fascicolo del Fabbricato sugli edifici per verificarne lo stato di salute e puntare alla messa in sicurezza degli edifici strategici, come scuole ed ospedali. Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, ha quindi ricordato che almeno 24 milioni di italiani vivono in aree ad elevato rischio sismico, è necessaria una normativa più confacente, un Fascicolo del Fabbricato con una classificazione sismica degli edifici ed un piano del Governo per mettere in sicurezza tutti gli edifici pubblici, lavorando sulla prevenzione sismica. Sarebbe bello che uscisse fuori L’Aquila con le sue buone pratiche, e invece si riparte da Renzi che parla di un’Italia sicura e scuole sicure, di milioni di euro da investire e di un’Italia finalmente antisismica, almeno fino al prossimo terremoto, quando dovremo fare i conti con la realtà e le ricostruzioni miliardarie, sperando che tengano.