06 Mag 19

Inventiamoci qualcosa… subito

Il Cipe, nella seduta del 4 aprile scorso, ha approvato tra le altre, misure nell’ambito del Restart tra cui il progetto NUSES, la cui realizzazione è affidata al GSSI, Gran Sasso Science Institute, con l’assegnazione di 4milioni e 800mila euro.
Il progetto riguarda lo svolgimento di attività di ricerca di base nel campo dell’astrofisica finalizzate al monitoraggio delle variazioni del campo elettromagnetico e del flusso di particelle indotte da fonti naturali, come l’attività sismica.
E probabilmente il GSSI, finanziato con 54milioni di euro, è uno di quegli assi di sostegno alla ripresa meglio riusciti anche se la città interagisce poco. Una città universitaria che punta alla ricerca e all’innovazione, una città smart che pure continua a ragionare alla vecchia maniera.
C’è un commercio che soffre e domani se ne parlerà in Consiglio comunale.
Le attività che hanno riaperto in centro storico non ce la fanno e chiedono qualcosa di più.
I residenti resistono ai disagi dei cantieri ed il futuro fatica ad arrivare.
Commercio sì, ma anche servizi, università, ripresa, architetture, arte, apertura all’esterno, attrattività, e non solo turistica, altra mentalità.
La sensazione è che ci affanniamo a fare tantissime cose ed infatti in centro storico ormai c’è sempre qualcosa da fare, finita la quale però, il centro torna vuoto.
E’ la strada giusta? E’ giusta la strada di continuare ad arrovellarsi intorno ad una città che non è mai stata vocata al commercio?
I tanti eventi culturali che affiliamo cosa portano il resto dell’anno passata l’estate?
Qualche anno fa ci avevano avvisato, sarebbe stata un’economia di passaggio, quella dei tanti bar per le maestranze sarebbe passata, ed infatti a dieci anni dal sisma sta passando e dietro di sé sta lasciando molto poco.
L’Aquila era la città degli uffici pubblici, capoluogo di Regione, era sede di tanto direzionale ed erano quegli stipendi fissi a fare quella piccola economia/pil oltre agli introiti che gli studenti universitari garantivano, tra fitti e vita quotidiana.
A dieci anni dal sisma nessuno sa ancora dire se l’Università potrà essere ancora il futuro, l’Ocse, sempre l’Ocse, ci disse che sarebbe stato meglio attrezzare la nuova città con servizi pubblici all’avanguardia per una nuova vivibilità che avrebbe convinto l’indotto a restare, saremmo diventata una città di pensionati destinata a decrescere paurosamente.
Cosa è successo da allora?
E’ mancata un’analisi intermedia, un’analisi aggiornata, qualche cambiamento da apportare a quello studio, fatto sta che oggi sta accadendo quello che ci avevano preannunciato, finita la corsa al business della ristorazione, in molti non ce la fanno, ma rischiano l’osso del collo anche gli storici.