Le operazioni strategiche per far rialzare L’Aquila, sono tutte fallite. L’aeroporto dei Parchi, non è diventato uno scalo commerciale di livello, e forse punterà ad essere centro commerciale, grazie ai fondi pubblici che hanno preso, l’Accord Phoenix, la società che avrebbe dovuto risollevare il polo elettronico cassa integrato, non ha superato il vaglio del finanziamento pubblico, avendo una compagine sociale occulta ed un capitale sociale di poche migliaia di euro, con una capacità d’indebitamento pari allo zero. Avrebbe dovuto riciclare materiali elettrici. Il rilancio del Gran Sasso, doveva passare per la cessione di un ramo d’azienda a qualche imprenditore, attraverso un bando pubblico, perso nel nulla, per avere i 10milioni di euro pubblici per innovare le infrastrutture turistiche, e quei soldi non si vedranno. Nessuno si batte perché il 5% dei fondi della ricostruzione vadano alla ripresa economica, qualche progetto è partito, avevano centralizzato tutto così da garantire una percentuale ad Invitalia, sui progetti esaminati, ma ogni iniziativa s’è arenata nelle paludi ministeriali della Coesione territoriale. Non c’è ancora un’architettura restaurata che faccia la differenza e riqualifichi la città. I resti di Porta Barete, il più antico varco d’accesso alla città medievale, restano sepolti nel cemento di chi negli anni ottanta, consentì che su quelle pietre nascesse la palazzina ottenuta da uno che in quel momento contava parecchio. Comandano sciacallaggi e ruberie, abuso, corruzione e malaffare, qualunque iniziativa sana cozza contro invisibili muri di gomma, la politica non fa il proprio mestiere, presa com’è a fare favori e a mandare avanti come può la ricostruzione privata, espressione della rendita e delle lobby d’interessi in cui affonda le radici questa città. Quello che accade lo decidono in pochi ed è sempre poco chiaro, L’Aquila resta la città delle famiglie che oggi vuol dire portatori d’interesse che agiscono per evitare che qualsiasi cosa possa muoversi, modificando equilibri e posti garantiti.