Quattro affascinanti itinerari, individuati nella guida breve alla città dell’Aquila, dagli autori Maurizio D’Antonio e Elpidio Valeri, per Gli Scrigni di Carsa edizioni. Tra vicoli, chiese e palazzi, alla scoperta di angoli caratteristici, logge, bifore, finestre rinascimentali e barocche, portali medievali e muri nel tipico paramento in pietra detto opus aquilano, stemmi gentilizi, decorazioni e capochiavi in ferro battuto alla scoperta di una città, a tratti sconosciuta, in una rara armonia di cui far tesoro.
Il primo itinerario è Il Cuore dell’Aquila. Da Collemaggio, con la Perdonanza Celestiniana Patrimonio immateriale dell’UNESCO, all’Amphisculpture, teatro all’aperto progettato da Beverly Pepper nel post sisma, proseguiamo per il centro con l’ottimo recupero urbano dell’Emiciclo, l’ex Gil con il Gran Sasso Science Institute e di fronte piazzale Paoli con il Parco della Memoria, in ricordo delle vittime del sisma del 6 aprile 2009, con una fontana e un obelisco alto 15 metri.
Arriviamo all’antica piazza del mercato, oggi del Duomo, con Le Cancelle, la cattedrale e corso Vittorio Emanuele II con Palazzo Ciampella Cappelli Cappa, la Basilica di San Bernardino con la sua storia, il mausoleo del Santo e la tomba di Maria Pereyra di Silvestro dell’Aquila, moglie del conte Pietro Lalle Camponeschi e proseguiamo verso il Parco del Castello, realizzato nel 1932, con una sosta a Palazzo Burri Gatti, risaliamo poi verso l’Auditorium del Parco progettato da Renzo Piano, attraversiamo la storia del Forte spagnolo, quindi su via Garibaldi fino al recupero della chiesa di San Silvestro, con la cappella della famiglia Branconio in fondo alla navata di sinistra, ed ancora il MAXXI L’Aquila – Museo Nazionale delle arti del XXI Secolo, nel restaurato Palazzo Ardinghelli, a Santa Maria Paganica.
Scendendo per via Accursio il palazzo rinascimentale Carli Benedetti con il pregiato cortile porticato, e la casa medievale del cantore trecentesco, detta di Buccio Di Ranallo, per poi raggiungere piazza Palazzo, così detta per la presenza del Palazzo di Margherita d’Austria e oggi sede del Municipio in corso di restauro, con la Torre civica che vanta uno dei primi orologi pubblici d’Italia, dopo quelli di Firenze e Ferrara, apposto nel 1374.
Il secondo itinerario è Il Borgo in città con la chiesa di San Vito alla Rivera, e i due orologi solari, uno estivo, l’altro invernale, incisi sulla facciata, piazza San Vito e di fianco l’ingresso nella sede provvisoria del MuNDA, Museo nazionale d’Abruzzo, con la preziosa arte del territorio dal periodo romano all’età moderna, tra la fontana duecentesca delle 99 Cannelle, a ricordo dei 99 castelli che fondarono la città, nella zona ricca di sorgenti detta la Rivera, le mura urbiche con Porta Rivera, le iniziali 12 Porte e 86 torri, incrementate fino a 16, per collegare direttamente i castelli di provenienza, cui si aggiunse nel ‘500 Porta Castello, nei primi dell’Ottocento Porta Napoli e più recentemente Porta della stazione, quindi le vie a salire lungo il caratteristico borgo di Acquili, preesistente alla città ma rinnovato nei secoli, costituito da edifici che erano utilizzati, fin dal Medioevo, per attività artigianali come la concia delle pelli e la tintura delle stoffe, attività favorite dall’abbondanza di acqua in tutta la zona. Anche la coltivazione di ortaggi fin dalle origini era sviluppata nella zona per il rifornimento del mercato cittadino.
Terzo itinerario è La Città dei Mercanti. La ricchezza delle famiglie aquilane, scrivono gli autori, molte delle quali assurte a rango nobiliare, dovuta ai traffici commerciali e in particolare alla coltivazione dello zafferano e all’allevamento ovino, si manifesta nella realizzazione di magnifici palazzi, che si concentra particolarmente dopo i terremoti del 1461-62 e del 1703 e di chiese monumentali e cappelle con pregevoli opere d’arte. Emblematico a riguardo è il ricco apparato di opere d’arte della Basilica di San Bernardino. Siamo quindi a Palazzo Fibbioni, salendo lungo il corso stretto troviamo Palazzo Burri Gatti, con il notevole cortile del XV secolo, ed ancora Palazzo Lucentini Bonanni, all’angolo con piazza regina Margherita, residenza prima dei Lucentini nel XVI secolo e poi dal XIX secolo proprietà dei Bonanni, baroni di Ocre. Prendiamo poi corso Umberto I per piazza Santa Margherita con Palazzo Pica-Alfieri, costruito intorno alla metà del ‘400 da Pietro Lalle Camponeschi e ricostruito nel settecento, Palazzo Camponeschi, e poi su, saliamo per via San Martino con Casa di Jacopo Notar Nanni, effettivamente abitata dal mercante e mecenate originario di Civitaretenga, con il grande e raffinato stemma di Jacopo ma anche capo chiavi gigliati tipici delle catene antisismiche rinascimentali. Tra le famiglie aquilane va ricordata la ricca famiglia di banchieri, gli Antonelli, proprietaria di diversi palazzi in via Roio, Palazzo Antonelli-De Torres-Dragonetti, o in piazza Fontesecco, Palazzo Antonelli-Bernardi, che ha contribuito sul finire del Quattrocento alla costruzione del chiostro rinascimentale del Complesso conventuale di San Domenico, che dopo un importante restauro è divenuto sede della Corte dei Conti e dell’Avvocatura dello Stato, non ha subito danni dal sisma del 6 aprile 2009. Quindi su corso Federico II con Palazzo Manieri dei primi del Settecento, distante qualche metro, sul lato opposto di corso Federico II, si notano tracce lapidee di Case bottega medievali. Poco distante è piazza Santa Giusta, dominata da Palazzo Centi, fino al sisma del 2009 sede degli Uffici di Presidenza della Regione Abruzzo e oggi in recupero. Lateralmente affacciano Palazzo Alfieri Dragonetti De Torres e sul fronte opposto Palazzo Alfieri Ossorio. Sul fronte della chiesa è la trecentesca fontana con lo stemma del castello di Bazzano.
Quarto e ultimo itinerario, La Città dei Terremoti. I presidi antisismici sono diffusamente presenti in città nelle costruzioni rinascimentali realizzate dopo il sisma del 1461-62 e in quelle eseguite dopo il sisma del 1703, scrivono gli autori. Oltre agli archi soprastrada, cantonali massicci in pietra squadrata e contrafforti, le catene lignee sono l’elemento più diffuso e realizzato in fase costruttiva degli edifici dal Quattrocento in poi. Tipiche della città le catene lignee terminano all’esterno dei muri con capo chiavi metallici che nel Rinascimento assumevano connotazione artistiche come gigli o draghi, foglie ecc. Il percorso inizia dal Complesso monastico di Santa Maria del Soccorso, il grande orto del monastero fu poi adibito a cimitero nei primi Ottocento, il complesso costituisce tipico esempio di edificio con presidi antisismici, introdotti nelle costruzioni dopo il sisma del 1461-62. Ed ancora entrando da Porta Leone, la Basilica di San Bernardino, ricostruita in parte dopo il sisma del 1703 con criteri antisismici, capo chiavi rinascimentali e settecenteschi di catene lignee visibili all’esterni nel tamburo e nell’abside. Scendendo per la scalinata davanti la chiesa si raggiunge via Romanelli, dove si possono osservare due edifici che riassumono la storia costruttiva dei primi secoli: una Casa Medievale in opus aquilano e un raro esempio di abitazione del tipo Casa-torre. Quindi Palazzo Fibbioni ai Quattro Cantoni, la chiesa di San Giuseppe Artigiano scendendo lungo Via Sassa dalla piazza del mercato, ed ancora la chiesa di Santa Maria del Suffragio costruita in memoria delle vittime del terremoto del 1703, sul cui fianco destro è stata realizzata la Cappella della Memoria in ricordo delle 309 persone decedute nel sisma del 2009, Palazzo Centi e Palazzo Dragonetti, con i tipici capo chiavi rinascimentali a forma di giglio, Casa Jacopo di Notar Nanni, con capochiavi gigliati nel cantonale di una tipologia riscontrabile solo in città e la Casa Baraccata di via Forcella che il sisma del 2009 ha permesso di scoprire, si tratta dell’ultimo esemplare rimasto di casa baraccata, costruita dopo il terremoto del 1703, che si conserva in città, una tipologia di costruzione con caratteristiche antisismiche diffusa nel Settecento, soprattutto dopo il terremoto in Calabria del 1783, ma che trova in città molti elementi precursori nei secoli precedenti, rilevano ancora gli autori. Ha la particolarità di avere un telaio ligneo rivestito di muratura in corso di restauro e visibile solo parzialmente. Il percorso si conclude con la Casa Rinascimentale in via dei Ghibellini, angolo via Monteluco, rielaborazione antisismica rinascimentale di un piccolo edificio delle origini.
Un vero viaggio in una città raccontata col cuore a da riscoprire con l’anima, nei segni antichi della nostra storia e in quelli contemporanei della nostra memoria.