Il premier Giuseppe Conte avrebbe voluto commissariare i Ministeri per accelerare gli investimenti europei per la ripresa post pandemia, Recovery fund, perché la burocrazia decide tutto per non decidere nulla e tutte le lentezze che scontiamo le scontiamo perché non si muove niente in particolar modo negli appalti pubblici. E così suppliamo con i commissari, che possono derogare alla norma, invece di riformare un Paese, che poi è quello che chiede l’Europa.
Il primo ministro ha dovuto rinunciare all’esercito di professionisti che avrebbero lavorato al posto dei Ministeri, ma sulle grandi infrastrutture arriva un esercito di commissari, una lista di 52 tecnici per 59 opere pubbliche strategiche girata al Parlamento per iniziare l’iter nelle commissioni. Per l’Abruzzo si tratta della ferrovia Pescara/Roma e il commissario designato è Vincenzo Macello, che tuttavia risulterebbe indagato per vicende ferroviarie, e della Statale 17 collegamento Isernia/Castel di Sangro con il commissario Antonio Marasco.
Commissari straordinari con poteri sostitutivi e di deroga pensati nello Sbloccacantieri per opere di particolare interesse strategico con funzioni di stazione appaltante, pareri e visti per l’avvio dei lavori d’intesa con i presidenti delle Regioni e Province. Potranno anche rielaborare progetti o approvarli nel caso in cui non fossero stati appaltati.
Dovranno richiedere sempre le autorizzazioni per la tutela di beni culturali e paesaggistici, per i quali il termine di conclusione del procedimento è fissato in misura comunque non superiore a 60 giorni, decorso il quale, ove l’autorità competente non si sia pronunciata, l’autorizzazione, il parere favorevole, il visto o il nulla osta si intendono rilasciati e per le autorizzazioni di tutela ambientale i termini dei relativi procedimenti sono dimezzati; inoltre, come noto, lavoreranno con la libertà delle contabilità speciali, possono avvalersi di strutture dell’amministrazione centrale o territoriale interessata, nonché di società controllate dallo Stato o dalle Regioni, mentre la parte fissa del compenso non può superare i 50mila euro annui e la parte variabile, strettamente correlata al raggiungimento degli obiettivi e al rispetto dei tempi di realizzazione degli interventi, non può superare i 50mila euro annui.
Ora è comprensibile, più che comprensibile l’accelerata del Governo su decine e decine di opere infrastrutturali al palo perché i passaggi con Anas, Ferrovie delle Stato e Conferenza Stato/Regioni sono impossibili, ma è un’accelerata strana.
Il decreto Semplificazioni è di luglio e solo oggi dopo sei mesi arrivano i nomi. Sei mesi di rimpalli tra i Ministeri, sei mesi di nulla, due decreti, Sbloccacantieri e Semplificazioni, che avrebbero dovuto dare quella sferzata alla burocrazia che al contrario sembra sia stata invece rinvigorita ed è forse con questa triste crisi di Governo che lo slancio ha dovuto forzare una via.
Non si può certo andare avanti così e quella dei commissari non è certo la via maestra, una via fatta di deroghe e autoritarismi che non hanno mai portato niente di buono, mentre si continua a ritardare la riforma vera di un Paese ormai affogato dai burocrati e dalle loro lungaggini, dalle carte e dalla mancata digitalizzazione, hanno le mazze in mano, dai Ministeri che contano, all’ufficetto tecnico di trecento anime di qualche area interna dimenticata da dio, non molleranno mai.