Il celebre architetto giapponese Toyo Ito, con un gruppo di colleghi e fotografi, decise di mettere a disposizione la sua arte per far rinascere le comunità distrutte dallo tsunami del 2011. Inventò le Home-For-All, luoghi di aggregazione dove riunirsi e ritrovarsi socialmente, cercando di dar voce alle persone che con le case provvisorie, temevano di perdere spazi comuni dove confrontarsi, in quegli alloggi infatti, il quotidiano risultò subito squallido, isolato e deprimente. Esattamente come accade nel Progetto case e nei Map in Abruzzo. Il valore sociale dell’architettura messa a servizio della ricostruzione, s’è però scontrato con gli interessi delle grandi imprese e con gli affari intorno alla centrale nucleare di Fukushima, che dopo il disastro ambientale ha azzerato i vantaggi economici di Tokio. Toyo Ito ha ripercorso le tappe del disastro in un recente saggio, rimarcando le responsabilità del Governo sui ritardi nella ricostruzione, il disastro ambientale, i grossi interessi delle imprese e il fallimento dei tentativi del gruppo di architetti, di conservare la tradizione e recuperare le comunità. Oltre a creare luoghi di aggregazione, Ito ha partecipato anche al piano di ricostruzione di Kamaishi, che aveva scelto un gruppo di lavoro composto da una rappresentanza di cittadini, esperti di urbanistica ed ingegneria, funzionari dell’ente locale e Ito, organizzando poi una serie di laboratori. Ma ogni proposta di recupero, denuncia nel suo saggio l’architetto, è stata ignorata perché giudicata troppo costosa, le uniche progettualità portate avanti sono state le tante speculazioni a vantaggio delle imprese edili, tutto nell’ordinario, tutto peggio di prima. Il gruppo di professionisti di Ito, ha provato a far ragionare la politica per impostare una pianificazione diversa e sostenibile, così le imprese, ma il compito è fallito su tutti i fronti, tanto da portare il famoso architetto ad aprire una sua scuola, dove insegnare l’arte del rispetto delle forme, delle tradizioni e del paesaggio. Anche quell’antica cultura, come quella del centro storico e dei borghi distrutti e abbandonati dopo il sisma del 2009 è ormai sfaldata. In Italia come in Giappone, non ha vinto una ricostruzione consapevole e volta al recupero, ma solo affari e speculazioni urbanistiche.