A due anni dal terremoto del Centro Italia, i quesiti del presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Francesco Peduto. Mi piacerebbe sapere, se di fronte alla continua escalation di eventi calamitosi, possiamo finalmente parlare di fascicolo del fabbricato in modo sereno, senza che qualche lobby si metta di traverso e con il contributo della politica continui ad affossare un provvedimento che potrebbe essere utilissimo per capire lo stato di salute di manufatti e infrastrutture, magari cominciando ad introdurlo almeno per le opere pubbliche. Mi piacerebbe sapere che fine ha fatto e cosa il Governo intende fare relativamente a un ddl per il rifinanziamento e completamento della Carta Geologica d’Italia, il cosiddetto Progetto CARG, avviato nel 1988 e mai portato a termine, per il quale sono già state stanziate risorse statali per circa 81mln 260mila euro, secondo dati Ispra; e alla Microzonazione sismica, introdotta con il “Decreto Abruzzo” dopo il sisma del 2009, poiché ritenuta indispensabile per una corretta ricostruzione e per l’utilizzo in sicurezza del territorio, perché parlare di messa in sicurezza del territorio, senza conoscere né cosa c’è sotto i nostri piedi né il suo comportamento, è come voler costruire una casa partendo dal tetto e non dalle fondamenta. Al Governo e a tutta la classe politica chiediamo di dare conto su come si voglia affrontare la gestione dei georischi, della manutenzione dei manufatti e del territorio in modo chiaro, perché il nostro Paese ha già pagato un contributo altissimo in termini di vite umane e di costi economici. Peduto cita il Morandi a Genova, la sequenza sismica del Molise, la piena del torrente Raganello in Calabria, ogni volta si invocano piani straordinari di prevenzione o di messa in sicurezza e di manutenzione, che poi puntualmente cadono nel dimenticatoio non appena scema l’attenzione mediatica. Nel nostro Paese oltre il 90% del costruito è stato realizzato antecedentemente agli anni ‘80, secondo normative non più adeguate, senza studi geologici e con criteri non antisismici, è facilmente immaginabile, conclude, quale possa essere lo stato di sicurezza di ospedali, scuole, ponti, viadotti e di tutta l’edilizia pubblica e privata.