E’ stata scoperta a Fossa, nel corso dei lavori di ricostruzione post sisma, la strada monumentale riconducibile all’antica via Claudia Nova, di cui non si avevano finora tracce certe nella conca aquilana. Un tratto integro della lunghezza di circa 30 metri e della larghezza stimata di 4 o 5 metri, la via Appia antica è larga poco più di 4 metri, affiancato da un marciapiede porticato largo oltre 2 metri e dalle adiacenti costruzioni monumentali andate distrutte. Nei grandi basoli calcarei accostati gli uni agli altri con tecnica accurata e raffinata, si vedono ancora chiaramente le profonde incisioni dovute all’intenso traffico dei carri, a dimostrazione della sua rilevanza nel territorio e nella rete degli scambi. Ed è così, rileva in una nota la Soprintendenza, che doveva mostrarsi nel I secolo a.C. il cardo maximus della perduta città di Aveia, punto di cerniera e contatto tra la città alta, di cui sopravvivono resti nel cosiddetto torrione del borgo medioevale, e la città bassa, delimitata dalle mura oggi ancora visibili nelle campagne di Osteria, tratto urbano di quell’asse stradale voluto dall’imperatore Claudio per dotare di adeguate infrastrutture l’area delle conche amiternina e forconese, già interessate da imponenti e monumentali presenze insediative, da Foruli ad Amiternum, da Forcona a Peltuinum e oltre. Aveia è ubicata, nella vallata del medio Aterno, alle pendici nord orientali di Monte Circolo e del borgo fortificato di Fossa, a soli dieci km dall’Aquila. La città romana era strutturata su terrazze urbane degradanti sul versante montano e caratterizzata da una città alta, probabilmente monumentale, e da una città bassa che lambiva il corso del fiume Aterno, quella legata alle attività commerciali e di servizio del tratturo. Il percorso delle Mura è ancora perfettamente leggibile, con il tratto monumentale meridionale che risale il versante fino al cosiddetto torrione del borgo medievale. Della perduta città di Aveia scompare ogni traccia dal VII-VIII secolo d.C., probabilmente per i danni dovuti a catastrofi naturali, allagamenti, frane o terremoti, nulla resta di visibile fuori terra oltre alle porzioni di mura urbiche nelle campagne e ai pochi resti sulle pendici del colle e inglobati nel borgo. La scoperta della monumentale strada, effettuata nei primi mesi dello scorso anno in via Sant’Eusanio offre nuove e inedite certezze alle ipotesi di ricostruzione storica dell’importante centro romano. Il Parco archeologico della Necropoli Vestina, benché aperto al pubblico saltuariamente, a solo qualche anno dalla scoperta, era già conosciuto con ammirazione e stupore in ogni parte del mondo. Dal 1773, allorquando l’abate archeologo e filosofo Vito Maria Giovenazzi ebbe l’intuizione e il merito di riconoscere e identificare i monumenti di Fossa come quelli di Aveia, mai erano tornati alla luce resti monumentali così importanti. Le modalità di indagine, studio e valorizzazione, conclude la nota, dovranno contemperare le esigenze di tutela con le esigenze di ricostruzione del tessuto urbano e edilizio anche con soluzioni di revisione progettuale, delocalizzazione o ridefinizione viaria dell’intera area.