Per la sede unica comunale abbiamo 35milioni di euro dal 2012 e ancora non ne veniamo a capo. Ne volevamo venire a capo prima possibile? Difficile dirlo. Dieci anni almeno di sperperi di denaro pubblico, ed un milione e passa distribuito ogni anno tra gli imprenditori aquilani che in cambio, alla città, non hanno dato nulla. L’Ufficio speciale ha solo girato i fondi alle casse comunali per distribuirli a Bahia srl di Del Tosto, per gli uffici dell’Anagrafe a via Roma (155mila 276,23 euro l’anno); a Cascina Quarta srl di Ferella Antonio e Roberto (dei supermercati) e Bernardi Loredana, per gli uffici comunali alla Fiat, (143mila 106 euro l’anno); a Edil Porta Romana srl di Rotilio, per gli Uffici della Ricostruzione nei condomini (nella foto) in via Strinella alta (419mila 296,56 euro l’anno); a Emerald 75 di Gabriele Valentini (circa 130mila euro l’anno) per gli uffici Cultura e Sociale in via Rocco Carabba; a Arcamesa sas di Elio Gizzi (252mila 414,12 euro l’anno) per gli uffici in via Ulisse Nurzia a Pile.
Un milione e 100mila euro l’anno, dal quale risparmieremo dal 2019 il fitto a Valentini, perché gli uffici da via Rocco Carabba sloggeranno.
E’ un esempio pesantissimo di uno sperpero pubblico, denunciato in questo decennio da media e consiglieri comunali, sempre troppo pochi per la verità, con 35milioni di euro a disposizione per fare una sede propria e risparmiare alle casse dello Stato tanto spreco di risorse. Dovremmo ripartire dal 2009, quando la Protezione civile avrebbe voluto realizzare una cittadella direzionale a piazza d’Armi, ma il diniego della politica fu netto. A nessuno sfuggì, peraltro, che Rotilio, in via Strinella alta, aveva appartamenti invenduti da troppo tempo sul groppone della società, quei locali divennero direzionali, furono affittati al Comune anche i sottotetti e i vecchi garage, oggi front office, e non può sfuggire alle centinaia di tecnici professionisti, tra ingegneri, geometri ed architetti, che ogni giorno passano da quelle parti, che corridoi, scale e uscite di sicurezza sono talmente angusti, da essere declinati anche dai meno esperti tutt’altro che a norma.
Su questa gestione imposta alla città per un decennio, non ha detto una parola, mai, neanche l’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila, che avrebbe dovuto monitorare l’utilizzo di quei fondi ed invece, come fosse stato l’ultimo dei passacarte, ha solo girato un milione e passa l’anno al Comune per pagare gli imprenditori aquilani le loro sedi sfitte, affittando a propria volta la sede ai Rotilio.
Ha mai controllato qualcuno se Gizzi, ricollocato temporaneamente per i danni e per anni, a fianco degli uffici che ha dato in fitto all’amministrazione in via Ulisse Nurzia, lo potesse fare?
All’Aquila c’è una cappa spessa che non si taglia nemmeno più col coltello, e al di là della fortuitissima coincidenza per cui a incassare sui fitti passivi sono tutte imprese, dovremmo magari risalire a tutte le gare esperite per le sedi, queste stesse imprese non hanno dato alla città neanche una fontanella. Solo affari e rendite e chi sa se qualcuno pagherà mai, per una gestione che non ha messo al primo posto l’interesse pubblico.