La gran parte degli esercenti e commercianti che si lamentano, chiedono sgravi e contributi tutto l’anno ma nei festivi non aprono, a parte i soliti eroi dei due bar in centro storico, Nurzia e il Bar del Corso, con Peppe della Luna. Le associazioni di categoria dovrebbero cambiare ottica con nuovi orari, nuove aperture ed offerte garantite nei giorni di festa in grado di servire un centro storico speciale dove non vivono uffici, banche e cittadini giorno e notte. Bisognerebbe offrire il minimo sindacale anche sul Gran Sasso, ed è emblematico il servizio del Tg3 regionale di oggi, per cui a sentire turisti lombardi rimanere di sasso alla vista dell’abbandono dell’Appennino centrale, c’è solo da sotterrarsi.
Senza servizi, bar e ristoranti aperti, compresi negozi o informazioni vive sullo stato dell’arte del patrimonio, pubblico e privato da ricostruire, inventando anche tour informati a riguardo, è aperta la basilica di Collemaggio?, chi tornerà a casa avrà davvero poco da condividere della città in ricostruzione. In centro storico c’è troppo poco e quel poco che c’è, nei giorni di festa, quando anche chi lavora può andare, ha le saracinesche abbassate.
I ristori che si riempiono le tasche ed il portafogli con gli operai ed i cantieri aperti nei giorni feriali, quando arriva la festa non aprono perché tanto gli affari non si fanno. Ed allora l’amministrazione civica cominci a far in modo che servizi pubblici, come bagni, bus o tour e visite guidate, ed un collegamento serio con il Terminal, il cui bar è naturalmente chiuso in questi giorni, diventino rete per dare segnali concreti. A nove anni dal sisma non si può più contare sui soliti eroi. E le associazioni di categoria si adoperino per garantire servizi soprattutto in questi giorni, quando la città ed il Gran Sasso sono mete turistiche naturali, perché se continuiamo ad offrire il nulla, il nulla continueremo ad avere.