24 Gen 20

Unesco, faggete vetuste e biodiversità

Si sta avviando verso la conclusione il dossier per l’ampliamento del sito seriale Unesco, Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe, iscritto al Patrimonio dell’Umanità nel luglio 2017, che attualmente protegge l’integrità di 78 foreste che nel complesso si estendono su 92mila ettari in oltre 40 aree protette di 12 Paesi Europei.

Il 14 gennaio 2020 si è tenuto a Vienna, sotto il coordinamento dell’Ufficio federale per le foreste svizzero, l’incontro tecnico conclusivo per l’estensione del Sito seriale delle Faggete vetuste Unesco a 105mila ettari su 18 Stati europei. Tra i nuovi partecipanti la Francia con le sue foreste atlantiche e provenzali e diversi Paesi balcanici come Serbia e Montenegro.

Nell’incontro  sono stati messi a punto gli ultimi aspetti del dossier di candidatura che a breve sarà firmato a Parigi dagli ambasciatori Unesco. Si apre così formalmente l’ultima fase di valutazione da parte dell’IUCN e del Comitato Unesco WH necessaria all’iscrizione delle nuove faggete vetuste nel sito seriale Patrimonio dell’Umanità.

L’unicità della rete protetta delle faggete vetuste sta nel tutelare, in un progetto coordinato di scala continentale, i processi biologici ed ecologici unici che contraddistinguono gli esempi meglio conservati di faggete ad elevata naturalità nella più ampia diversità di ambienti su scala europea.

La protezione delle faggete vetuste Unesco rafforzerà la conservazione di un habitat forestale strategico dove si rinvengono genotipi unici adattati a climi continentali, caldi ed aridi dove la specie è capace di esprimere alberi di dimensioni eccezionali e faggi pluricentenari così come avviene nel settore più oceanico.

Si tratta di una rete unica strategica per rispondere agli obiettivi di Agenda 2030 innanzitutto per conservare la biodiversità e mitigare i cambiamenti climatici, spiega una nota dell’ente Parco, in Italia il coordinamento del dossier è stato svolto dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise in stretta sinergia col Ministero dell’Ambiente e con la consulenza scientifica di Gianluca Piovesan ed Alfredo Di Filippo dell’Università della Tuscia. L’estensione prevede l’entrata nella rete attuale composta da dieci faggete italiane iscritte al Patrimonio dell’Umanità, di due Riserve dello Stato gestite dai Carabinieri Forestali – Reparto Biodiversità: la Riserva di Valle Infernale nel Parco Nazionale dell’Aspromonte e la Riserva di Sfilzi nel Parco Nazionale del Gargano. Saranno inoltre ampliate significativamente le componenti di Foresta Umbra e del Parco Nazionale del Pollino, nella foto, foreste vetusta Pollinello.

Con questa espansione in Aspromonte e su buona parte del massiccio del Pollino la rete delle faggete vetuste dell’Unesco racchiude ora un settore rilevante dell’hotspot mediterraneo dei rifugi  glaciali della Calabria, dove ancora oggi si rinvengono ecosistemi di elevata integrità e biodiversità, commenta Gianluca Piovesan, docente di Pianificazione ecologica del territorio forestale. L’ampliamento in Foresta Umbra non solo consentirà la protezione di lembi di foresta vetusta che ospitano individui di dimensioni ed età eccezionale per l’ambiente mediterraneo, ma si estenderà fino al limite ecologico della specie in ambiente arido per includere le aree a notevole diversità che caratterizzano quest’isola di biodiversità unica in Europa.

La protezione e il restauro delle foreste vetuste rappresentano la migliore risposta per conservare la biodiversità e la funzionalità degli ecosistemi di fronte ai cambiamenti globali e il nostro Sud si sta distinguendo a livello internazionale come esempio di buona governance territoriale a tutela dei patrimoni naturali, sottolineano i due ricercatori dell’Università della Tuscia (DAFNE).