Il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo alla programmazione 2021-2027 di Europa Creativa, per sostenere i settori culturali con un bilancio di 2mld e mezzo di euro, quasi raddoppiato rispetto al 2014-2020. Aumento di fondi, inclusione e uguaglianza e un sostegno speciale alla musica contemporanea e dal vivo, tra i settori più colpiti dalla pandemia.
Due anni di trattative difficili con Consiglio e Commissione e un lavoro complicato a distanza. Due miliardi e mezzo di euro, l’Unione europea non ha mai speso così tanto per la cultura, ma chi sa se questi fondi arriveranno mai a finanziare progetti di qualità, senza chiedere altro se non la qualità. Europa creativa è nato nel 2014 per supportare idee senza soldi e talento senza garanzie di credito. Il programma fu presentato proprio così, ideato per finanziare progetti anche senza avere un centesimo da investire, opportunità anche per i piccoli e per i giovani, invece è difficile trovare i bandi e gli uffici regionali, nonostante la disponibilità, non sempre riescono a starci dietro, bisogna attendere le call che poi si dimenticano perché nel frattempo non si vive di call, intanto i pesci grandi hanno già annusato l’ingranaggio e mentre il piccolo spera finalmente sia arrivata un’opportunità anche per lui senza dover avere troppi fondi in tasca, senza dover conoscere troppa gente dall’altro capo del mondo con cui entrare subito in sintonia per fare progetti insieme, il pesce grande ha già messo le mani su tutto perché ha finanza da anticipare, tecnici per rendicontare, meccanismi già avviati da arricchire con altri fondi, perché finanziamento chiama altro finanziamento, quindi il giro non cambia mai e resta sempre concentrato nelle mani di pochi.
Siano essi Paesi, amministrazioni centrali o locali, grandi associazioni, continua a lavorare chi ha un aggancio e chi trova qualche santo disponibile negli uffici regionali a perdere tempo con chi deve prima capire come funziona un meccanismo, e il problema non è solo il francese/inglese, pensato per digerire chiunque fuori dal cerchio magico provi ad avvicinarsi.
Teatro, musica, danza, arte e cinema sono stati considerati beni essenziali, sono previsti anche sostegni per promuovere la libertà di stampa e il giornalismo di qualità, che vabbé, nelle mani di chi gestisce resteranno probabilmente belle intenzioni. Comunque il programma è già stato approvato dal Consiglio europeo ed entrerà in vigore con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale Ue.
Quanto una piccola provincia montana o un giovane di talento che non conosce nessuno potrà avvicinerà Bruxelles per entrare nel circuito?
Senza rendere questi programmi Ue fruibili a partecipabili a tutti succederà ciò che accade da decenni, resteremo alla finestra a guardare altri più addentro che riescono ad ottenere finanziamenti ai loro progetti solo perché sono già nel giro. Qual è il senso più nobile di fare politica se non quello di facilitare l’accesso a 2mld e mezzo di euro, con strutture pubbliche capaci di orientare/finanziare più idee possibili? Chi ritiene di voler fare politica il problema non se lo pone, nonostante le risorse rimandate indietro per incapacità cronica a progettare e a spendere. Stessa fine con un programma innovativo com’è Europa Creativa? La piega pare sempre quella.