E’ in discussione una nuova Direttiva europea per l’efficientamento energetico delle nostre case, il riscaldamento lo dovremo fare con le pompe di calore, simili ai condizionatori estivi, ma che funzionano all’inverso d’inverno facendo caldo, fa capire bene IlSole24ore. La centralità delle pompe di calore era già stata ribadita nel RepowerEU dello scorso maggio 2022, l’azione per ridurre la dipendenza da importazioni di energia dalla Russia attraverso un potenziamento dell’efficienza energetica. Usano elettricità e questa si dovrà fare solo con le rinnovabili e non come oggi per oltre il 60% da fonti fossili. Funzionano bene quando la temperatura non scende troppo vicino allo zero e per abitazioni che hanno il riscaldamento sotto il pavimento, nelle nuove case, mentre per i termosifoni, dove servono più alte temperature, non vanno bene. Costano dagli 8 ai 15mila euro da paragonare ad una caldaia a gas moderna con costi intorno ai 3mila euro.
Difficile pensare ad una loro veloce penetrazione in Italia con un parco abitativo realizzato da tempo e che cresce lentamente.
L’Italia fa bene a lamentarsi, perché è da quasi 50 anni che fa politiche per l’efficienza degli edifici: la prima legge è del 1976, seguita dalla 308 dell’82, poi la 9 del 1991, e poi l’attuazione delle Direttive, le detrazioni fiscali dal 2007, culminate nel 110% degli ultimi due anni. Fossero state tutte efficaci come nei propositi iniziali, i consumi delle nostre case sarebbero azzerati, rileva ancora il quotidiano economico. Grande enfasi viene data all’uso energetico degli edifici perché, in base ad alcune ipotesi, contano per il 40% del totale dei consumi. Tuttavia, se si considera solo la parte residenziale, e non il pubblico e il commerciale, si scende al 30% e, al loro interno, i fossili non superano il 12%, perché già ora si usa molta legna, seconda fonte dopo il gas, ed elettricità, non per riscaldamento. La rivoluzione serve per affrontare il problema delle crescenti emissioni di CO2, ma siccome quelle delle abitazioni sono intorno al 12% del totale Ue e quelle totali dell’Ue sono pari al 7% del totale mondiale, il settore conta per meno dell’1% nel mondo.
La proposta di Direttiva, che aggiorna le precedenti del 2009 e del 2002, ha il principale obiettivo, come nelle macchine, di eliminare i fossili, sostanzialmente il gas metano, utilizzato oggi nelle caldaie condominiali o in quelle singole. Il divieto dovrebbe partire dal 2028 per i nuovi edifici, ma poi estendersi anche agli esistenti, con gradualità e molte eccezioni, attraverso l’obbligo di miglioramento delle prestazioni ambientali. In Italia, circa l’80% dei consumi per riscaldamento dei 26 milioni di abitazioni, si fa con il metano, circa 20 miliardi di metri cubi all’anno, dei 69 consumati nel 2022. Paradossalmente, non abbiamo ancora finito con il 110% che ha dato oltre 60 miliardi di euro di incentivi, in parte finiti all’acquisto di caldaie a gas moderne.
Peraltro secondo le nuove politiche europee dal 2035 sarà vietata la vendita delle automobili tradizionali.
Facciamo i primi della classe mentre negli Stati Uniti l’energia costa un terzo e hanno emissioni pro capite di gran lunga più alte al mondo. Ora Biden, con l’Inflation Reduction Act, vuole recuperare terreno e giustifica azioni protezionistiche. La crisi del 2022 avrebbe obbligato l’Europa a raddrizzare le sue politiche, invece, accentua lo sbilanciamento sull’ambiente a scapito dei costi per le sue famiglie e le sue imprese.
Di sicuro, conclude il quotidiano, farà poco per risolvere il problema del cambiamento climatico.