Il primo provvedimento legislativo che concesse il voto alle donne fu il decreto legislativo luogotenenziale del 23 gennaio 1945, firmato dal presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi e fortemente voluto da Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti. Tale decreto concesse l’elettorato attivo ma non quello passivo, cioè anche l’eleggibilità delle donne prevista poi nel decreto n.74 del 10 marzo 1946, sono eleggibili all’Assemblea Costituente i cittadini e le cittadine italiane che al giorno delle elezioni abbiano compiuto il 25° anno di età.
Sono i passaggi di un lungo intervento di Livia Turco di qualche tempo fa, per la Fondazione Nilde Iotti, per ricordare le Madri costituenti, il diritto al voto, la condizione della donna e la proclamazione della Repubblica al referendum del 2 giugno del 1946.
Tra i partiti era molto forte la preoccupazione che le donne non fossero comunque interessate al voto. Al contrario, la loro partecipazione era fondamentale per la Democrazia cristiana, per costruire un partito popolare e per far vivere i valori cristiani nella società; per il Partito Comunista, che considerava con l’emancipazione femminile, l’unità delle masse femminili e la loro autonoma partecipazione alla vita pubblica, un passaggio fondamentale nel nuovo assetto democratico di cui l’Italia aveva bisogno. Pio XII vedeva nelle donne la garanzia per difendere i valori cattolici a partire dalla difesa della famiglia e in una serie di discorsi le richiamò ai loro doveri.
La paura dell’astensionismo femminile impose la scelta del voto obbligatorio, approvato dalla Consulta, che contava qualche rappresentanza femminile e sarebbe rimasta attiva fino all’Assemblea Costituente, il 5 febbraio 1946, col parere contrario dei socialisti, dei comunisti e degli azionisti. La obbligatorietà del voto sarà poi attenuata in dovere civico nell’articolo 48 della Costituzione e nella legge elettorale del 1957, e scomparirà solo con la legge elettorale del 1993.
Determinante fu la mobilitazione di tutte le associazioni femminili per coinvolgere, informare e convincere le donne ad andare a votare, ricorda la Turco. L’Italia arrivò tra gli ultimi Paesi a concedere il voto alle donne, insieme alla Francia. Le donne votarono per la prima volta nelle elezioni amministrative che si svolsero nei mesi di marzo/aprile 1946. Nei Consigli comunali furono elette in 2mila.
E il 2 giugno del 1946 votarono in massa: 12milioni, costituivano il 53% della popolazione, 11milioni gli uomini. Si doveva scegliere tra la Monarchia o la Repubblica e si dovevano eleggere i rappresentanti all’Assemblea costituente che avrebbe dovuto scrivere la nuova Costituzione.
Il 2 giugno furono elette per la prima volta 21 donne all’Assemblea Costituente : 9 comuniste, 9 democristiane, 2 socialiste, 1 dell’Uomo qualunque.
Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela M. Guidi Cingolani, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio.
I valori che orientarono le nostre Costituenti furono la persona, la pari dignità, la libertà, la giustizia sociale e l’eguaglianza; garantire a tutti un livello di benessere economico, sociale e culturale. Libertà dalla paura, dal bisogno e dalla miseria. La solidarietà come inderogabile dovere di ciascuna persona verso l’altra e inderogabile dovere della Repubblica e delle istituzioni per promuovere i diritti inviolabili della persona.
Grazie alle costituenti e alla loro ferma determinazione nel voler rappresentare la domanda di cambiamento delle donne, alcuni articoli della nostra Costituzione risultano cruciali. Gli articoli 3, 29, 30, 31, 37, 48, 51. Lavorarono nelle commissioni, intervennero nel dibattito e in Aula, contribuirono alla stesura degli articoli attraverso un lavoro rimasto invisibile per convincere e orientare i colleghi uomini, ricorda ancora la Turco.
Fu istituita la Commissione per redigere il progetto di Costituzione da sottoporre alla discussione e al voto in sede di Assemblea. La Commissione fu divisa in tre sottocommissioni: diritti e doveri dei cittadini; organizzazione costituzionale dello Stato; diritti e doveri nel campo economico e sociale. Della Commissione dei 75 fecero parte cinque donne: Nilde Iotti, Maria Federici, Lina Merlin, Teresa Noce e Ottavia Penni Buscemi.
Le Costituenti hanno quindi inciso in modo in particolare in alcuni articoli fondamenti.
L’articolo 3 e la concezione dell’uguaglianza.
Le donne proposero che la pari dignità sociale e l’eguaglianza fosse senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. L’espressione di sesso era considerata superflua da molti colleghi uomini ma le Costituenti motivarono l’importanza di quella esplicitazione rammentando quanto fosse diffusa nella cultura ed anche radicata nel nostro ordinamento e nelle condizioni economiche e sociali la discriminazione verso le donne proprio perché appartenenti al sesso femminile considerato sesso debole ed inferiore.
Nel secondo comma le Costituenti, su proposta della più giovane di loro, Teresa Mattei, proposero la parola “di fatto”, come ha ricordato nella ricorrenza dell’8 marzo 2016 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parola cruciale che definisce il concetto di uguaglianza come uguaglianza sostanziale.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.
Gli articoli 29-30-31 sulla famiglia.
Sui temi della famiglia lavorò in modo particolare Nilde Iotti che fu relatrice insieme al prof. Orsenigo nella prima commissione. Due relazioni per esplicitare i diversi punti di vista, i diversi impianti culturali e cercare le mediazioni per scrivere un testo condiviso. Nilde Iotti sottolineò il grande cambiamento che doveva investire questo istituto data l’arretratezza storica che sul piano giuridico e culturale aveva regolato i rapporti familiari e la concezione stessa della famiglia.
Costituisce dunque una radicale innovazione l’articolo 29 là dove, nel secondo comma, afferma: Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
Altrettanto importante l’articolo 30 sul rapporto genitori figli.
E’ dovere e diritto dei genitori, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio.
La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.
L’articolo 31 prevede che La Repubblica agevoli con misure economiche ed altre provvidenze la formazione della famiglia con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù favorendo gli istituti necessari a tal scopo.
La preoccupazione che muoveva tutte le Costituenti era l’eguaglianza di fatto, la previsione di chiari diritti sociali per migliorare la concreta condizione di vita delle persone. Esse definirono un nuovo welfare, basato sulla distinzione tra previdenza ed assistenza, sulla previsione di una misura economica di tutela per chi è in condizione di disoccupazione, per promuovere il diritto al lavoro, la parità salariale, la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare.
L’articolo 37 sul diritto alla lavoro, la parità nel lavoro, l’adempimento dell’essenziale funzione familiare.
L’elaborazione di questo articolo avvenne in sede di prima e terza commissione e vide una dialettica tra le forze politiche circa il riconoscimento del diritto al lavoro, la parità uomo/donna nel lavoro e l’adempimento della essenziale funzione familiare che prima era stata scritta usando la formula missione familiare.
Anche in questo contesto il dialogo e l’alleanza tra le Costituenti portò alla stesura di un testo chiaro ancora oggi molto attuale. La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione…..
L’articolo 48 sull’eguaglianza nella partecipazione politica.
Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.
L’articolo 51 sull’accesso alle cariche pubbliche e ai pubblici uffici.
Tutti i cittadini, dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge.
Le Costituenti si impegnarono anche su altri temi come la scuola e l’istruzione, il rapporto tra la scuola pubblica e quella religiosa, sulla diffusione della cultura e per abbattere gli stereotipi offensivi presenti nella pubblicistica della dignità e del corpo femminile.
Vissero anche delle sconfitte come la bocciatura, dopo un ampia e significativa discussione, dell’emendamento proposto da Teresa Mattei, Maria Maddalena Rossi e Maria Federici, sostenuto in un gioco di squadra, che proponeva l’accesso delle donne alla magistratura.
In particolare va ricordato l’impegno delle Costituenti per affermare in modo duraturo e come valore fondante la pace ed una politica estera basata sulla cooperazione tra i popoli, il loro impegno ed il loro convinto sostegno all’articolo 11 L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali ….
Le donne Costituenti ci hanno lasciato una delle Costituzioni più belle del mondo interpretando i progetti di una vita nuova delle donne italiane. Per questo possono e devono essere riconosciute come le Madri autorevoli della nostra Repubblica.
Purtroppo un oblio generalizzato avvolge le ventuno italiane elette il 2 giugno 1946, insieme a 535 italiani, all’Assemblea Costituente. Così l’autrice e giornalista Eliana di Caro nel volume Le madri della Costituzione in edicola con IlSole24ore in questi giorni, ha voluto riportare alla luce i loro nomi e le loro storie del tutto sconosciute ai più.
A parte Nilde Iotti, rileva nella prefazione Emilio Gentile, ricordata come ‘la presidentessa della Camera e la moglie di Togliatti’; Rita Montagnana, ‘la moglie che Togliatti aveva lasciato per la Iotti, di quasi trent’anni più giovane di lui!’; Teresa Noce era nota a chi aveva studiato la storia del Partito comunista; e infine, a tutti, resta familiare Lina Merlin per via della legge che chiuse le case di tolleranza. Sulle altre donne della Costituente, in pochissimi ne sanno di più.