Mani che annegano anche nel capoluogo di Regione nel giorno del voto.
L’installazione alla Fontana monumentale delle 99 Cannelle ed un messaggio ad accompagnare le 99 mani: Noi siamo l’Abruzzo. La Regione della Brigata Majella. La Regione dei Nove Martiri Aquilani. La Regione del Campo 78 di Sulmona. La Regione della Resistenza. Questa è la nostra identità. La barbarie non passerà.
Dopo Atri e Pescara, Pineto e Montorio, Bussi e Spoltore anche all’Aquila l’ArteResistente ed il dissenso manifestato pacificamente a ricordare a tutti l’urgenza di una dialettica democratica che rischiamo di perdere al di là di come un cittadino sia politicamente schierato.
Rischiamo di perderla quando ad una donna che cita Ovidio per dissentire da una politica che avversa le viene augurato lo stupro, rischiamo di perderla quando rimuoviamo una libera e pacifica espressione artistica così com’è accaduto ad Atri.
E rischiamo di perderla quando si smarriscono le coordinate di un’alternativa politica credibile che possa confrontarsi democraticamente senza precipitare nel buco nero del pensiero unico. Pericolosissimo per le democrazie in particolar modo per quelle giovani come la nostra.
Non credo sia una buona cosa rimuovere il dissenso pacifico che inneggia ad una comunità liberata, accogliente e multiculturale che non condivide l’identificazione assoluta in un unico popolo, che poi quell’unico popolo rischia di essere l’evoluzione oscura del concetto della razza superiore che ha portato in Europa odio e guerre solo un secolo fa.
E finché ci stupiremo della vittoria di Mahmood a Sanremo e di quegli occhioni neri sgranati sul successo, così l’ha recensito una giornalista del servizio pubblico, vorrà dire che non siamo così avanti come crediamo e che di strada da fare ce n’è ancora troppa.
Speriamo che la competizione di oggi sia assolutamente democratica e che vincano i candidati che i cittadini liberamente sceglieranno perché libertà e pluralità sono bellissime parole fosse anche che a vincere sia qualcuno che non ci piace.