03 Mar 22

De Nardis e De Lauretis tra i 700 Giusti

I Giusti fra le Nazioni, sono le persone che nel corso della Seconda guerra mondiale protessero e salvarono uomini, donne, bambini ebrei.
I cittadini italiani riconosciuti Giusti fra le Nazioni sono circa 700. Da oggi all’elenco si aggiungono anche i nomi di Mario De Nardis e Pancrazio De Lauretis. Il primo era impiegato presso la questura dell’Aquila, dove era responsabile degli ebrei internati nell’area, e il secondo era podestà di Carapelle Calvisio. Entrambi si adoperarono per assicurare la vita delle famiglie Billig, Fleischmann e Dagan, salvandole dai rastrellamenti delle truppe naziste in Abruzzo. 

La cerimonia per l’attribuzione della più alta onorificenza civile dello Stato d’Israele si è svolta stamattina nell’Auditorium Renzo Piano dell’Aquila.  

A rievocare i fatti storici, nell’emozione collettiva degli invitati alla cerimonia, i racconti di Yaakov, figlio del salvato Manfred Billig, Elisheva e Liora Fleischmann, figlie del salvato Luigi Fleischmann, Batsheva Dagan, vedova del salvato Yehezkel, dei pronipoti di Mario De Nardis, Davide Pitone e Lorenzo Ferrante, e della nipote di Pancrazio De Lauretis, Maria Vittoria De Matteis.

Mandati prima a Navelli, le famiglie Billig, Fleischman e Dagan vennero allertate nel 1943 dal capo della polizia dell’Aquila De Nardis del pericolo di deportazione in Polonia. Incitandoli a scappare, e aiutandoli a trovare rifugio nel villaggio di Carapelle Calvisio, De Nardis si assicurò che le famiglie ebree potessero sfuggire le persecuzioni. Qui esse poterono contare anche sulla preziosa collaborazione dell’allora podestà Pancrazio De Lauretis, che offrì e procurò a tutti documenti italiani contraffatti.

È per questi fatti che lo Yad Vashem, il Centro Mondiale per la Memoria dei Martiri e degli Eroi della Shoah istituto subito dopo la nascita d’Israele, ha riconosciuto Mario De Nardis e Pancrazio De Lauretis Giusti fra le Nazioni.

Siamo un popolo che ricorda. La memoria, per noi popolo ebraico, è una questione essenziale, una parte profonda del segreto della nostra esistenza nella storia. Del resto, che cosa saremmo senza memoria? Proprio perché ci siamo sempre ricordati di Gerusalemme negli ultimi duemila anni, siamo finalmente riusciti a ritornarvi nelle ultime generazioni, e a far rinascere lì il nostro stato indipendente, ha detto l’ambasciatore d’Israele in Italia, Dror Eydar, chiunque distrugga una sola anima, è come se avesse distrutto un mondo intero. Mentre chiunque salvi una sola anima, è come se salvasse un mondo intero.

Pierluigi Biondi

Con orgoglio e onore abbiamo voluto essere parte attiva nell’organizzazione di questa cerimonia. Si tratta dell’attribuzione della più alta onorificenza civile dello Stato d’Israele ai nostri concittadini Mario De Nardis e Pancrazio De Lauretis, che da oggi entrano a far parte dei Giusti fra le Nazioni per aver salvato la vita alle famiglie Billig, Fleischmann e Dagan durante i rastrellamenti delle truppe naziste in Abruzzo. L’Aquila ha una storia importante legata alla commemorazione delle vittime della Shoah. Ne sono un segno tangibile le pietre d’inciampo dedicate ad Annina e Luigi Santomarrone, nella frazione di Roio, e quella dedicata a Guido Della Pergola, che abbiamo riposizionato a Piazza Duomo dopo la rimozione a causa del terremoto. In memoria del questore reggente di Fiume, Giovanni Palatucci, che si adoperò per la salvezza di migliaia di ebrei dalla deportazione, dichiarato Giusto tra le Nazioni, abbiamo collocato un cippo con targa all’ingresso della Questura dell’Aquila. Infine, abbiamo voluto testimoniare la nostra solidarietà ai superstiti dell’Olocausto con il conferimento della cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre, che ci ha inviato un messaggio da leggere oggi durante la cerimonia in segno di vicinanza e di partecipazione a questa importante iniziativa, ha commentato il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, presente alla cerimonia di commemorazione.

Hanno preso parte alla cerimonia il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, la coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo, Milena Santerini, la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, il consigliere dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Davide Jona Falco, l’assessore ai Rapporti internazionali del Comune dell’Aquila Fabrizia Aquilio, il sindaco di Navelli, Paolo Federico, e il sindaco di Carapelle Calvisio, Rosella Galasso.

 

La storia di Mario De Nardis e di Pancrazio De Lauretis

Miriam Stolek, nata Metzger a Lipsia nel 1921, e sua sorella Henny, nata nel 1908, arrivarono nel campo di Ferramonti nel 1942 e da lì furono inviate al Confino Libero all’Aquila, nel maggio 1943.

Miriam doveva presentarsi alla questura e lì conobbe De Nardis, capo della polizia. Egli organizzò un rifugio per sua sorella, che era disabile, presso una famiglia italiana in città (non si conosce il nome e Miriam pagò), e portò Miriam in un convento. Qui la presentò alla madre superiora come ebrea e questa accettò di accoglierla. La vestirono con il tipico abbigliamento da suora.

De Nardis le procurò dei documenti falsi a nome di Maria Della Sano. Doveva indossare il crocifisso. Miriam era una donna religiosa e cercò per tutti gli anni della guerra di osservare la kasherut. Fingeva di pregare, ma di nascosto recitava “Avinu Malkenu- Nostro Padre e Nostro Re”.

De Nardis le procurò anche un lavoro come venditrice di biglietti al cinema.

I tedeschi, che erano già nella zona, erano soliti fare delle perlustrazioni, e un giorno, a metà del 1944, Miriam venne fermata dai tedeschi che la portarono alla fermata dell’autobus, dove sostava già un “autobus per Auschwitz”. Avvertito, il De Nardis arrivò sul posto e riuscì ad ottenerne la liberazione. Egli non la lasciava girare da sola di notte e la accompagnava dal lavoro al cinema al monastero.

Nello stesso periodo furono mandati a Navelli tre altre famiglie ebree con lo status di internati civili: le tre famiglie Billig, Fleischmana, Degen.

Nel corso del 1943 arrivarono a Navelli poliziotti dall’Aquila e li misero in guardia dal pericolo di deportazione in Polonia. E così scrive Emanuel Billig: “Nel gennaio 1944 ricevemmo l’allarme dal capo della polizia de l’Aquila, De Nardis, di allertare le famiglie ebree a fuggire perché sapeva che i tedeschi pianificavano di portarli in Polonia. Non tutti ascoltarono il suo avvertimento e lui si presentò un’altra volta per dire che due camion stavano venendo a prenderli.

De Nardis li aiutò a raggiungere il piccolo villaggio di Carapelle. Tutti gli abitanti sapevano dell’arrivo delle famiglie che, tra di loro, parlavano in tedesco, per cui era chiaro che fossero ebrei.

Il sindaco Pancrazio De Lauretis di sua iniziativa offrì e procurò a tutti documenti italiani contraffatti.