Risorse stanziate per 17,7 miliardi, assegnate per 16,4 e abbiamo ancora 1,3 miliardi che devono essere assegnati, un piccolo serbatoio che ci consente di venire incontro alle esigenze di ricostruzione. La stima del fabbisogno restante degli Uffici speciali si aggira intorno a 5,7 miliardi, dunque devono essere stanziati circa 4 miliardi ancora. Non ne abbiamo bisogno domani mattina, perché 1,3 miliardi fanno da ammortizzatore, però è un tema che abbiamo posto perché a mano a mano che le pratiche vengono lavorate e le risorse assegnate, si assottiglia il fondo.
Così Fabrizio Curcio capo del Dipartimento CasaItalia e capo dell’Ufficio emergenze della Protezione Civile nel 2009, fa il punto ad 11 anni dal sisma che devastò L’Aquila con un’agenzia di stampa.
Sul capoluogo siamo al 70% della ricostruzione privata e confidiamo che in 3/4 anni termineremo, anche se l’emergenza legata al coronavirus potrebbe influire sui tempi, fuori a un 50%, una differenza dovuta alla complessità di approvare piani di numerosi Comuni con caratteristiche anche storiche molto diverse tra loro.
Siamo indietro sulla ricostruzione pubblica, perché si scontano una serie di problematiche tipiche delle costruzioni e ricostruzioni del mondo pubblico, come le procedure di gara e i ricorsi, quando l’importo diventa rilevante il sistema soffre, serve una riflessione a livello nazionale.
Sono stati stanziati 329 milioni di euro per la ripresa socio-economica, alcuni progetti stanno andando avanti, altri sono stati appena finanziati. Il tema dello sviluppo nella logica delle ricostruzioni sarà essenziale.
Sulla sicurezza antisismica L’Aquila ha avuto un grande sviluppo. E’ una delle poche realtà in cui noi sappiamo edificio per edificio quale è la situazione, c’è una classificazione chiara, una digitalizzazione, dal punto di vista antisismico. Per il futuro dovremo omogeneizzare le ricostruzioni, il terremoto del 2012, così come quello del 2009 o 2016 e 2017 hanno avuto situazioni diverse. L’idea è di arrivare a definire alcuni obiettivi di ripresa dei territori, che possano avere strumenti uguali ma anche diversi, va fatta un’analisi del territorio o altrimenti si corre il rischio o di non ricostruire o di ricostruire cose che non servono.
Molte delle attività della Protezione civile, come ad esempio il volontariato e il rapporto con le forze armate, sono state segnate dal 2009, è stato uno spartiacque, gli smartphone o i social non erano così diffusi, mentre oggi sono fondamentali nella gestione emergenziale, per dieci mesi abbiamo lavorato in h24, parlare dell’Aquila significa tornare in un luogo a cui sono legato.
Intanto il Dipartimento CasaItalia ha recentemente ampliato le proprie competenze ponendosi come punto di riferimento del post emergenza, cioè di quella fase di ricostruzione e di rinascita dei territori colpiti da grandi calamità naturali. Per la prima volta ci sarà un unico punto di riferimento di indirizzo e coordinamento di tutte le istituzioni dopo un forte terremoto o dopo un’alluvione devastante oppure tanti altri eventi che possono mettere in ginocchio interi territori, termina il lavoro fondamentale della protezione civile e l’obiettivo principale diventa il ripristino delle condizioni di vita precedenti e della necessaria sicurezza, spiega ancora Curcio, riferendosi al dpcm del firmato da Giuseppe Conte il 4 marzo scorso e pubblicato in Gazzetta qualche giorno fa.
CasaItalia sarà un punto di riferimento per i cittadini e per tutto il sistema paese nell’organizzazione della ricostruzione, con l’intento di uniformare la risposte operative e giuridiche che provengono dai territori.
Sisma 2016 e sisma 2009, senza tralasciare l’Emilia Romagna, il Veneto e la Lombardia colpiti dal sisma del 2012, Ischia e Sicilia 2018. Nel caso del Centro Italia il lavoro sarà in stretta collaborazione con l’ufficio del Commissario straordinario del Governo Giovanni Legnini, nel caso dell’Abruzzo con la Struttura di missione della Presidenza del Consiglio Sisma2009 e con gli Uffici speciali della Ricostruzione oltre naturalmente alle istituzioni locali impegnate in prima linea.