Parma è la Capitale italiana della Cultura 2020, una tre giorni di eventi ha inaugurato l’anno.
La gestione è del comitato Parma2020, fondato dal Comune di Parma, UPI/Unione Parmense degli Industriali e Associazione Parma, io ci sto! per coinvolgere l’intero territorio con oltre 700 partner, 65 iniziative nel dossier della candidatura e 150 proposte dai Comuni, dalla Provincia, dalle diocesi, dalle imprese e dalle associazioni; più di 250 incontri dell’Università di Parma sul tema della conoscenza; oltre ad Emilia 2020, il programma coordinato con Piacenza e Reggio Emilia, candidate a Capitale italiana della cultura 2020 con Parma.
L’Aquila, che aspira al titolo per il 2021, non può contare su un territorio unito, su un mix vincente pubblico/privato, su una collaborazione leale tra i diversi attori.
L’ultima con la recentissima conferenza stampa di Lorenzo Santilli, presidentissimo uscente della Camera di Commercio, abbandonato da Confindustria, Confesercenti e Cna, neanche l’onore delle armi, tanto isolata e priva di risultati tangibili è stata la sua decennale gestione, della quale, se ne sa veramente pochissimo, mentre lotte intestine avvelenano l’orizzonte.
E l’Università? Corre sotterranea la concorrenza livida con Gran Sasso Science Institute, bella realtà post sisma, ma troppo chiusa ad altre identità politiche. Praticamente monocromatica.
E con questo bagaglio monolitico, andremo a proporci come Capitale italiana della cultura 2021. Perché in effetti a fianco dell’amministrazione emiliana c’è tutto un mondo che all’Aquila è inesistente.
La cultura batte il tempo è il filo di Parma. I tempi diversi di una città, una città a misura di cittadino, di tutti i cittadini, la cultura che identifica una città e a cui detta i tempi in una proposta pubblico/privata, dove anche l’impresa promuove e diviene cultura. La cultura come nuovo metronomo del quotidiano.
Quattro bandi finanziati con budget importanti, per promuovere l’accessibilità e la contaminazione tra cultura, imprese, tessuto urbano, periferie e comunità locali: Cultura per tutti, cultura di tutti, dedicata alle nuove sfide dei musei in collaborazione con l’Istituto per i beni culturali dell’Emilia Romagna; Imprese Creative Driven, per promuovere la contaminazione tra processi industriali e processi culturali realizzata da UPI e Parma io ci sto!, Cisita e Promo PA Fondazione; Temporary Signs, un progetto di riscrittura ambientale che mette insieme quartieri e artisti under 35 e che si avvale della collaborazione dell’Associazione Giovani Artisti Italiani e Creating sustainability, per far emergere modelli gestionali di successo attraverso il network delle 116 città creative Unesco.
Officine contemporanee fondono poi patrimonio, culture e creatività internazionali, dando forma all’idea di Parma2020. Ci sono anche progetti delle Diocesi ed un inedito reportage del territorio, curato da Oliviero Toscani, con professionisti e dilettanti in città a fotografare per oltre un anno i luoghi di aggregazione, gli amici al bar, i ragazzi nelle scuole.
Le imprese saranno protagoniste di Parma2020 con Imprese Aperte, a cura di Parma, io ci sto! e Unione Parmense degli Industriali, che tra marzo e novembre vedrà impegnate oltre 30 aziende in più di 200 appuntamenti, che le trasformeranno in porte aperte alla conoscenza del genius faber parmigiano.
La nuova identità visiva di Parma2020, che resterà in eredità al territorio come brand collettivo, è stata infine realizzata da Erik Spiekermann, uno dei più noti designer al mondo.
L’Aquila ha davanti la sfida più grande dell’interazione, della collaborazione, dell’unione e della sinergia tra le diverse realtà pubblico/private, imprenditoriali e commerciali, locali e territoriali e probabilmente è quella più difficile da affrontare, per come siamo fatti. Molto più della candidatura in sé.