Giuseppe Cimmino è un architetto aquilano che ha fatto della sua professione un’arte, può immaginare un ambiente per uno yacht, e in effetti per un po’ di anni ha arredato yacht, come può stare in una trattoria tra amici in una cornice alla buona. E’ una persona a trecentosessanta gradi.
Entro nel suo studio all’imbocco di via Sassa dove ha scelto di tornare da qualche anno, un open space con creativi e giovani architetti teramani che si sono innamorati dell’Aquila.
Gira moltissimo per lavoro, gira città e metropoli da Bologna a New York o Berlino e arreda negozi, gira per vedere cosa accade per portare nuove idee e personalizzarle, un negozio deve attrarre, emozionare, mi dice, oggi c’è Amazon e Zalando e nella nostra città bisogna rivivere il centro storico, negozi associati con prodotti diversificati potrebbero essere attrattivi. Anche gli studi professionali dovrebbero tornare in centro i miei clienti vengono qui, a via Sassa sei, c’è un via vai di persone dovremmo abituarci tutti di nuovo alla città.
Parliamo di cose belle, di architetture nuove da insediare e del perché contestualizzarle, di tour con giovani e studenti che si appassionano alla ricostruzione, dell’Auditorium di Renzo Piano e del nuovo Palazzo dell’Emiciclo come spazi vivi, sono tornati a vivere subito perché le persone se ne sono riappropriate, l’architettura raggiunge il suo scopo quando vive, quando genera entusiasmo, quando le persone hanno voglia di girare, di visitare un posto e di sentirlo proprio. Come il suo giardino archeologico in Palazzo Pascali su via Roma, che ha riscosso un enorme successo grazie anche alle luci, lo abbiamo inaugurato al tramonto le persone si sono lasciate condurre in un percorso. Purtroppo ancora non siamo riusciti a lasciare un segno del post sisma, le ultime correnti architettoniche sono legate al razionalismo del ventennio.
Appassionato e sperimentatore, vorrebbe più coraggio nella ricostruzione pubblica, bisognerebbe osare un po’ di più, il Duomo con gli alberi era un provocazione, la gente ha voglia di dire, era nato un dibattito, confronti e relazioni a cui dovremmo dare spazio e forma.
Girano fondi e miliardi da un decennio ma le architetture non lasceranno un nuovo segno, forse qualche innesto contemporaneo sul preesistente e non sempre ben riuscito.
Giuseppe Cimmino tiene moltissimo a separare il suo ruolo nel Consiglio dell’Ordine degli Architetti dalla professione, decidiamo quindi che torneremo sugli spazi pubblici urbani e sulle piazzette, come pure sul Duomo, l’agorà, il mercato, la chiesa, il luogo degli affari e la rinascita a raggiera, su cui tornare a ragionare ma ci torneremo con l’Ordine. E’ componente della Commissione arredo urbano del Comune dell’Aquila voluta dal sindaco Biondi, mi parla di armonie e dell’urgenza di un’illuminazione pubblica pianificata.
Abbiamo iniziato con Palazzo Margherita grazie ad un accordo proseguiremo su tutta la città la luce è tantissimo in un contesto urbano. E non solo, lasciamo sempre la luce accesa è fondamentale per un cliente che decide, nelle stanze dove si progetta, nei vicoli, giù a scendere verso San Giuseppe Artigiano, verso i Quarti ed i quartieri che rinascono bisogna coinvolgere, illuminare e raccontare il fermento che c’è pianificando percorsi anche di luce che è vita.
Arriviamo a parlare della rivoluzione architettonica a Bilbao e della rinascita economica sperimentata e ci lasciamo con la voglia di interagire, ognuno per la propria parte, perché nessuno resti indietro, perché la città sappia intercettare e raccontare i nuovi fermenti.