L’amministrazione non sta alzando un dito per riqualificare L’Aquila. Questione solo di pratiche, per cui si spinge sulla politica per far correre la propria, per avere la casa più bella e più grande e farci di più con l’affitto o la vendita, dall’altra parte gli amministratori e lo Stato, per i quali sono tutte abitazioni principali su cui non resta che pagare il conto. Andiamo avanti a suon di cemento, anche in centro storico, e dove non passa la Sovrintendenza scopriamo degli azzurri e degli arancio nei colori esterni davvero raccapriccianti. L’allora capo della Struttura Tecnica di Missione Gaetano Fontana, incaricato dal commissario alla ricostruzione Chiodi di seguire la parte tecnica, disse che il centro storico doveva essere riqualificato, recuperando il paesaggio urbano alla qualità architettonica che caratterizzava l’antico nucleo medievale. Era utile agire lì, piuttosto che nelle periferie edificate malamente e schiacciate dalle speculazioni degli anni cinquanta, difficili da riqualificare, questa era la sua teoria, opposta a quella dell’assessore Di Stefano, che pensava l’esatto contrario. Il centro storico com’era e dov’era, le periferie da riallacciare alle mura con progetti di recupero, come quello per la Banca d’Italia, per il quale in realtà sono previste le solite palazzine in cemento, una piazza e quattro panchine, il che, difficilmente potrà diventare futuro e nuova vitalità per quella zona. Ma lui la vede così, tre o quattro progetti spot che oltre la superficie calpestabile di quel quartiere non andranno ed anzi, soddisferanno i lavori di qualche imprenditore che in cambio di cessioni avrà mano libera sul commerciale. Qualche anno fa, Di Stefano mi disse che Renzo Piano in persona avrebbe potuto pianificare la ricostruzione del centro con approfondimenti adeguati per rivitalizzarlo e non solo architettonicamente. Non se ne fece più niente, di lì ad ignorare lo studio dell’Itc Cnr sugli edifici incongrui interni all’asse centrale, nei quarti e su Via Sallustio che avrebbe potuto rappresentare un caso di riqualificazione urbana, solo pratiche da decidere ogni volta. Senza un filo, come tutta la ricostruzione post sisma.