C’è una corsa sfrenata a rifare le case, nell’Abruzzo terremotato. E’ lontano anni luce, il monito friulano per cui bisognava pensare prima al lavoro, poi alle case, quindi alla chiese, nonostante i buoni propositi degli amministratori nel 2009. E così a cinque anni dal sisma, si parla solo di soldi che mancano per rifare le case: ma una volta tornati in centro, cosa succederà? Ci torneranno i proprietari, quelli che non hanno venduto e anche avessero lasciato la proprietà al Comune, l’amministrazione ancora non sa cosa ne farà e comunque oltre a coprire questi futuri buchi neri edilizi, bisognerà pensare a come far rivivere il centro, a cominciare dal commercio. Tra le priorità post sisma, l’unica legge per l’Abruzzo stabilì di riportare dentro il cuore della città subito gli uffici, non è andata così. E nessun freno ha fermato la corsa alla concessione edilizia dei vari enti pubblici, per ricostruire nell’immediata periferia, dunque non rientreranno mai, dopo anni, in un centro spettrale. Ci torneranno, ma a macchia di leopardo, solo i residenti. Forse gli studenti universitari, ma la città è cambiata profondamente da quella notte, l’Università è in evidente declino, l’azzeramento delle tasse e del costo dei trasporti pubblici, ha solo alimentato le iscrizioni, ma non una realistica crescita della popolazione studentesca. Neanche l’ateneo ha voluto cogliere il punto di quella legge, altrimenti avrebbe puntato a rifare subito le tre o quattro sedi in centro, riportando gli studenti in quei luoghi, invece di perdersi in fitti stratosferici in periferia, sui quali è in corso un’inchiesta. Ad oggi, in centro, cresce solo il polo dell’ex ospedale “San Salvatore”, ma in una dimensione, e con gli evidenti e recenti scempi urbanistici, per niente pianificata. E neanche il resto, è pianificato: il Comune dell’Aquila, che avrebbe dovuto essere il grande regista, ancora non dice cosa ne sarà del proprio patrimonio, spuntano le decisioni solo quando sono costretti a prenderle, come nel caso dell’ex Liceo Scientifico, nei pressi della Basilica di San Bernardino, che sarà sede dell’Urban center, l’ennesimo luogo della pianificazione della città, ristrutturato appena prima del sisma, doveva essere sede di uffici comunali, ma hanno cambiato idea. Per Palazzo Margherita, sede istituzionale dell’amministrazione in Piazza Palazzo, c’erano subito 5milioni di euro disponibili, grazie alla solidarietà delle Bcc, con l’ex Liceo, e con i lavori all’ex asilo in viale Duca degli Abruzzi, occupato simbolicamente proprio per dimostrare quanto fosse facile, ristrutturarlo in pochi mesi, è ancora occupato, avrebbe dovuto essere un nuovo inizio strategico, col polo universitario all’ex San Salvatore, vicino alle Sovrintendenze, ed un passo più in là, l’Auditorium di Renzo Piano, col Forte spagnolo e la Fontana Luminosa.