21 Feb 20

Capitale europea delle case vuote…

In Italia c’è il calo demografico, un quarto delle case del paese è vuoto, almeno al di sotto dell’Arno, in provincia dell’Aquila pure, siamo tra le primissime città per patrimonio immobiliare vuoto. Ma no! Macché, qui tutto bene, ci hanno spiegato che siamo gli stessi del 2009, anzi in crescita, gli stessi numeri, eppure sappiamo tutti che non è così, che siamo diversi, lo sappiamo che non siamo solo numeri, non siamo un obiettivo di produzione da raggiungere, con il quale preservare lo status di capoluogo di qualcosa o di città italiana dell’arrosticino e così via.

E’ inutile anche scriverlo, lo sappiamo tutti, chiunque va in un supermercato a fare la spesa lo sa che siamo diversi, non per il colore della pelle, per gli accenti o per il luogo di nascita, ma per la percezione di essere qui temporaneamente, membri di una carovana di persone che s’ingrandisce di tappa in tappa, ora per la ricostruzione dell’Aquila, domani chissà. Il centro storico poi è il simbolo della rinascita dello struscio, setteottocentesco però, la scenografia dei programmi tv della domenica mattina, nei quali la provincia italica viene mostrata alla vista dei telespettatori delle metropoli in tutti i suoi stereotipi, i prodotti tipici ma che buoni, l’aria bbbona, la gente che va in chiesa, la resilienza!, le persone così genuine e accoglienti.

L’Aquila è rinata perché adesso i palazzi sono bianchi, poco importa se ci vive qualcuno o meno, se tante persone sono costrette nei Piani case per la ricostruzione mancata fuori asse centrale. Ma quanti siamo in centro? A contarli a quanto pare non si può, nessuno lo sa, ieri abbiamo provato a fare un conto.

Possiamo però fare un altro gioco, disegnare in negativo, identificare tutto ciò che è vuoto in un disegno. I vuoti sono decine e decine di appartamenti del centro storico sulla piattaforma AirBnB, e le circa 400 case in affitto o vendita prese da un qualsiasi portale immobiliare.

Quattrocento alloggi vuoti, sbucati così, a un controllo neanche minuzioso.

È questa una città che ormai si entusiasma se vede 300 persone a piazza Chiarino, la metà di quelle che trovavi non a San Biagio, ma a piazza San Pietro in una normale serata universitaria. L’Università pure, tutto bene, ma i numeri veri, anche lì, non si possono sapere. Tanto poi ad aprire attività in centro e ad affittare locali a 20 euro al metro quadro a Fontesecco, manco a piazza Duomo, mica ci va chi quei numeri se li tiene dentro i cassetti! 

E il turismo? Qualcuno conosce i numeri del turismo? Ma certo che no, basta vedere cinquanta persone in giro, durante un ponte, e tutta la città discute dell’annuale boom turistico. Allora via, a casa faccio un bel b&b pur’io, e poco importa se gli alberghi veri, quelli con centinaia di posti, non decine, sono diventati residenze per anziani.

L’orgoglio è un nobile sentimento, non ci piace dirci certe cose, ma da orgogliosi a orgoglioni il passo è breve. Stiamo perdendo la bussola, la mia vicina di casa è un’over 80, un giorno sapendo che è credente gli ho chiesto se avesse visto il grande albero di Natale in piazza, lei mi ha ammonito, spendere tutti quei soldi per un albero di Natale vuol dire che veramente non ci semo capito niente. Invece di farci dividere dai sogni di gloria architettonica di qualche assessore di provincia, perché Peshhhcara c’ha il ponte!!, o da qualche personaggio de L’Aquila bella me, cerchiamo di pretendere che si occupino della qualità di vita di questo territorio.        


*di Alessio Ludovici