04 Nov 18

Cambiamenti climatici: e le casette?

Una strage di circa 14 milioni di alberi che compromette l’equilibrio ecologico ed ambientale di vaste aree montane e mette a rischio la stabilità idrogeologica. Così Coldiretti con Federforeste, commenta il disastro ambientale, geologico ed umano di queste ore, sottolineando che ad essere abbattuti sono stati soprattutto faggi ed abeti bianchi e rossi nei boschi dal Trentino all’Alto Adige, dal Veneto al Friuli, dove ci vorrà almeno un secolo per tornare alla normalità.

Ma non è ancora sufficiente perché i cambiamenti climatici siano all’ordine del giorno dell’agenda politica che al contrario, introduce il condono edilizio per Ischia nel Decreto Genova.  

Nei boschi si trova una grande varietà di vegetali e una popolazione di mammiferi, uccelli e rettili che per il disastro è stata sconvolta, mentre, spiega Coldiretti, la mancanza di copertura vegetale lascia il campo libero a frane e smottamenti in caso di forti piogge. In una situazione in cui l’Italia importa circa l’80% del legno che consuma, al danno ambientale si aggiunge quello economico con importanti ripercussioni sull’intera filiera del legno e la perdita di posti di lavoro, in aree spesso difficili. Senza dimenticare gli effetti paesaggistici e sul turismo con le attività legate alla raccolta dei frutti del bosco come i funghi in forte espansione.
Siamo di fronte all’inarrestabile avanzata della foresta che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai più di 1/3 della superficie nazionale con una densità che la rende però del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza.
E’ praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia la superficie coperta da boschi che oggi interessa 10,9 milioni di ettari, ma, per effetto della chiusura delle aziende agricole, si trovano ora senza la presenza di un agricoltore che possa gestirli. Per difendere il bosco italiano, conclude  Coldiretti, occorre creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli e dai consorzi forestali.

 

Federforeste: “Senza manutenzione il verde è pericoloso”

Il verde urbano pubblico in Italia è aumentato del 3,7% in un quinquennio ed ha raggiunto nei capoluoghi di provincia oltre 564 milioni di metri quadrati che corrispondono ad una disponibilità media di 31,1 metri quadri per abitante. Rileva Federforeste riportando l’analisi Coldiretti su dati Istat a seguito del maltempo che ha provocato vittime anche a causa della caduta di rami e alberi killer favorita dalla ridotta e improvvisata manutenzione.
Nelle città la disponibilità di verde varia dai 40,9 metri quadrati di Padova ai 29 di Bologna di 22 di Torino ai 17,9 di Milano fino ai 13,6 di Napoli ai 6,3 di Genova.

Il verde pubblico è giustamente uno dei parametri che vengono utilizzati per valutare la vivibilità di un territorio e l’attenzione di un’amministrazione per il benessere dei propri abitanti, ma questa valutazione non può essere disgiunta  dalla verifica delle risorse economiche e delle professionalità che vengono investite per la manutenzione e la corretta gestione di queste aree.
Troppo spesso vengono realizzate aree a verde senza un’adeguata scelta delle essenze più adatte a quel clima o a quel terreno o a quella posizione, di dimensioni inadeguate o sesti di impianto e distanze dal pronto effetto ma problematiche per la manutenzione. Altra tematica è quella della difesa fitosanitaria che è aumentata per l’aggressività di tanti patogeni introdotti negli anni da diverse parti del mondo, ma troppo spesso non affrontati adeguatamente, con conseguenze catastrofiche sulla bellezza dei luoghi, ma anche sulla loro sicurezza, con problemi di stabilità degli alberi. In questo contesto particolare attenzione va riposta alle potature e allo sviluppo degli apparati radicali. L’aumento delle aree verdi, conclude la ricerca, va accompagnato da un’attenta cura che spesso si scontra con i tagli finanziari che molte amministrazioni, in tempi di crisi, sono costrette ad operare sulla gestione del verde pubblico.

Miscele devastanti che con i cambiamenti climatici producono eventi violentissimi. Apocalittica, l’ha definita la situazione in Veneto, Angelo Borrelli, capo della Protezione civile. E danni stimati dal governatore Zaia per un miliardo di euro. Ma la conta dei danni e dei morti non dà tregua, l’ultima notizia è delle due famiglie letteralmente inghiottite in un casolare, dalla piena del fiume Milicia a Casteldaccia nel palermitano, dove l’acqua avrebbe invaso l’abitazione raggiungendo il soffitto in pochi istanti.

Dove continuiamo a costruire?

Domani in Consiglio comunale all’Aquila la discussione sui manufatti temporanei post sisma. Ma una discussione seria sulla sicurezza di queste casette, 1.140 regolarmente registrate presso l’amministrazione ed oltre 3.500 completamente abusive da abbattere, non è mai tempo di farla.