E’ iniziata a marzo una campagna di rilevamento e raccolta campioni sul ghiacciaio del Calderone organizzata da Cnr e Università Ca’ Foscari. Il progetto internazionale si chiama Ice Memory, e ha l’obiettivo di costruire archivi sui corpi glaciali per i futuri scienziati, in questo caso si tratta di quello più meridionale d’Europa, l’unico degli Appennini.
Il ghiacciaio si trova a 2mila 600 metri all’ombra delle pareti del Gran Sasso e si starebbe avviando verso l’estinzione, ogni anno perde circa un metro di spessore, e nei punti più profondi non supera i 25-30 metri.
Se le carote di ghiaccio si dimostreranno un archivio sufficientemente conservato, potranno ambire a essere custodite per decenni nel ‘santuario’ dei ghiacciai montani in sofferenza, che sarà realizzato dal programma internazionale Ice Memory, spiega il Cnr. Gli archivi glaciali del Gran Sasso resterebbero così a disposizione delle future generazioni di scienziati anche quando il Calderone, già declassato da ghiacciaio a glacionevato, fotografia iconica del glacialismo mediterraneo, sarà definitivamente scomparso.
La prima fase della campagna sul Gran Sasso si è svolta tra domenica 13 e lunedì 14 marzo. I ricercatori, in collaborazione con i colleghi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Ingv, dell’Università degli studi di Padova e della società Engeoneering Srls, sono arrivati sul Calderone per le indagini geofisiche, con georadar ed elettromagnetometro, e topografiche. Collaborano alla campagna anche il Comune di Pietracamela, Teramo, e il Club alpino italiano con il rifugio Franchetti.
Il georadar che ha perlustrato la superficie ha rivelato il ghiacciaio del Calderone sul Gran Sasso è lungo circa 25 metri, l’ultimo lembo rimasto della massa glaciale più a sud d’Europa.
Un primo profilo radar elaborato dai ricercatori Ingv ha rivelato più chiaramente che sotto i detriti c’è una parte di ghiaccio misto a pietre, e poi alcuni metri di ghiaccio apparentemente più ‘pulito’. Si tratta della fotografia più nitida mai scattata delle profondità dell’ex ghiacciaio, oggi glacionevato, del Calderone.
Secondo recenti stime, il Calderone perde ogni anno mediamente un metro di spessore. La riduzione del volume di ghiaccio ancora presente, nei prossimi anni potrebbe privare l’area di una preziosa fonte di accumulo idrico, per Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche, Cnr-Isp, e docente all’Università Ca’ Foscari Venezia.
Oltre all’acqua sono in pericolo anche le informazioni sull’ambiente e il clima del passato che il ghiaccio conserva e gli scienziati sono in grado di interpretare, spiega ancora. La successiva missione di carotaggio del corpo glaciale è prevista per fine aprile. Gli archivi glaciali del Gran Sasso resterebbero così a disposizione delle future generazioni di scienziati anche quando il Calderone sarà definitivamente scomparso.