La 17ma Mostra Internazionale di Architettura si svolgerà dal 23 maggio al 29 novembre 2020 con una pre apertura il 21 e il 22 maggio.
How will we live together? Il titolo. Ed è curata da Hashim Sarkis.
Hashim Sarkis osserva, e noi con lui, che in tutte le aree del mondo sono in corso fenomeni di intenso cambiamento, assai diversi tra loro, ma accomunati dalla necessità di importanti aggiustamenti nelle condizioni dell’abitare. Lo sguardo del curatore e della Mostra è quindi dilatato. L’architettura diviene il riferimento di un vasto impegno culturale e politico, ha introdotto Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia nel corso della presentazione qualche giorno fa.
In un’epoca in cui può essere diffusa la sensazione di essere vittime dei cambiamenti che il progresso comporta e nella quale molti possono approfittare delle paure, dei timori e delle frustrazioni che ne derivano, ci sembra utile una Biennale che ricordi che l’identità di una società o di una comunità, sta nella qualità dei progetti che riesce a formulare per correggere storture e valorizzare risorse. Ancora una volta ci chiediamo qual è la finalità di una Mostra come la Biennale e a chi si rivolge. E’ una chiamata al pubblico a farsi visitatore, a farsi visitatore attento, a farsi testimone diretto, testimone oculare. Non basta diffondere conoscenza ma occorre contribuire alla consapevolezza, non basta rivelare problemi, occorre alimentare con esempi di proposte e di realizzazioni, il desiderio di architettura.
E in un contesto caratterizzato da divergenze politiche sempre più ampie e disuguaglianze economiche, chiediamo agli architetti di immaginare degli spazi nei quali vivere generosamente insieme, per Hashim Sarkis. Gli architetti invitati a partecipare alla Biennale Architettura 2020 sono stati incoraggiati a coinvolgere nella loro ricerca altre figure professionali e gruppi di lavoro come artisti, costruttori, artigiani, ma anche politici, giornalisti, sociologi e cittadini comuni. La Biennale vuole così affermare il ruolo essenziale dell’architetto, che è quello di affabile convener e custode del contratto spaziale.
How will we live together? è una domanda tanto sociale e politica quanto spaziale. Le norme sociali in rapida evoluzione, la crescente polarizzazione politica, i cambiamenti climatici e le grandi disuguaglianze globali ci pongono la questione in maniera più urgente e su piani diversi rispetto al passato. L’edizione di quest’anno si ispira anche all’attivismo emergente di giovani architetti e alle revisioni radicali proposte dal praticare l’architettura per affrontare queste sfide. Ora più che mai, gli architetti sono chiamati a proporre alternative.
Parteciperanno 63 Paesi nei padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia; 3, i Paesi presenti per la prima volta e sono Grenada, Iraq e Uzbekistan.
114 partecipanti in concorso provenienti da 46 Paesi, con una rappresentanza crescente dall’Africa, America Latina e Asia. La Biennale Architettura 2020 comprende Stations + Cohabitats, ricerche fuori concorso sui temi della Mostra sviluppate da ricercatori delle Università di tutto il mondo.
Organizzata in cinque scale tra Arsenale e Padiglione Centrale ai Giardini, la Mostra presenta anche grandi installazioni collegate a ognuna delle cinque scale disposte negli spazi esterni dell’Arsenale e dei Giardini. Cinque architetti e un fotografo di architettura sono gli autori del progetto dedicato al gioco a Forte Marghera, che si chiamerà How will we play together?
La Biennale di Venezia e il Victoria and Albert Museum, London presentano infine, per il quinto anno consecutivo, il Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate, Arsenale, Sale d’Armi, dal titolo British Mosques. In collaborazione con l’architetto Shahed Saleem, il padiglione guarderà al mondo fai da te e spesso non documentato delle moschee. Tre, i casi di studio. La moschea di Brick Lane, una cappella protestante divenuta sinagoga; la moschea di Old Kent Road, installata in un vecchio pub e la moschea di Harrow Central, uno spazio appositamente costruito di fianco alla casa a schiera che precedentemente la ospitava.