19 Dic 19

Beni culturali…la realtà è un pianto

Lo Stato e le Sovrintendenze, con il Segretariato e le varie articolazioni, hanno l’obiettivo primario di restituire i beni vincolati alla cittadinanza perché possa tornare a fruirne dopo il sisma. Si sono impegnati a farlo intanto nella programmazione 2018, ma hanno portato a casa solo le briciole, e non c’è nulla di ufficiale per l’annualità seguente, il 2019, praticamente agli sgoccioli.

La gran parte delle chiese è al palo, tra gli impegni, solo la chiesa delle Anime Sante è stata restituita grazie al contributo della Francia. La capacità di spesa del Segretariato per i beni culturali è certificata all’1.39%, per 70 interventi da attivare nel cratere e fuori cratere, e la realtà è un vero e proprio pianto.

Nell’annualità 2018 avremmo dovuto avviare, tra gli altri, il completamento del Teatro comunale, del Santuario di Roio, della chiesa di San Flaviano, dei Gesuiti, del Crocifisso, San Pietro, Palazzo Alfieri e Casa Museo Signorini Corsi. Avremmo dovuto avviare la prosecuzione della chiesa di Santa Chiara e di quella di Santa Maria del Carmine e procedere con il consolidamento e recupero della chiesa di San Quinziano, meglio conosciuta come chiesa di San Biagio.

70 interventi da fare con il Piano annuale 2018 con quasi 49milioni di euro, ma non abbiamo speso neanche gli spiccioli. Le uniche capacità di spesa risalgono agli interventi della Protezione civile, nel 2009 come nel 2016, e ai primi appalti della delibera 43/2012.

E risulta sempre scarsa, perché pari al 7.67%, la capacità di spesa sulla delibera 77 del 2015, per 55 interventi, quasi 57milioni di euro da spendere, e poco più di quattro liquidati alle imprese, tra gli interventi spicca il secondo lotto della chiesa di Santa Giusta (nella foto) ed il primo della chiesa di Santa Croce.

Tra i 70 interventi, abbiamo 27 progettazioni per 2milioni 562mila euro, e 43 esecuzione lavori, alcuni già citati per il centro storico dell’Aquila, altri nelle frazioni e nel cratere, per 46milioni 361mila 619,75 euro di cui:

24 completamenti, per 26milioni 621mila 619,75 euro;
6 prosecuzioni, dovute a rinvenimenti recuperati su due annualità, per 5milioni 400mila euro;
13 consolidamenti e restauri, avviati con gli importi chiesti nel Piano 2018, per 14milioni 340mila euro.

Tutti da appaltare ed eseguire, tutto ancora da fare con le notizie ufficiali del Ministero, quindi Segretariato/Sovrintendenze, ferme a marzo 2019. Nessun cronoprogramma nessun aggiornamento.

Le 27 progettazioni avrebbero dovuto essere poi calate nel Piano 2019 per i lavori conseguenti, per un’esigenza finanziaria complessiva stimata dal Mibact in 102milioni 641mila 619,75 euro, su 99 interventi nei Comuni del cratere e fuori cratere, limitatamente a quanto programmabile fino all’anno 2019.

La domanda è: com’è possibile arrivare a fine 2019, con una programmazione ferma al 2018 la cui capacità di spesa non arriva neanche al 2%?