I b&b stanno cambiando le città anche quelle dai centri storici importanti come Firenze, Roma, Venezia o Napoli, come pure L’Aquila, dove il fenomeno continua ad estendersi con il malumore degli albergatori che monta, perché tenuti a pagare tasse che con un b&b si possono tranquillamente evitare.
Attualmente il regime fiscale agevolato, previsto nel decreto 50 del 2017, stabilisce che ai redditi derivanti da contratti di locazione breve si applica l’aliquota fissa del 21%.
Il che sta facendo gola a grandi società o a chi vuole fare investire pagando poche tasse.
Ci sarebbe però in arrivo la stretta del ministro Dario Franceschini che sta lavorando ad un testo, da inserire nella prossima finanziaria, in collaborazione con i sindaci delle principali città italiane.
Probabilmente fissando un tetto massimo al numero di letti o appartamenti che si possono affittare ai turisti, per restare nel regime fiscale agevolato previsto.
Mentre potrebbero essere due, massimo tre appartamenti, a proprietario, locabili a fini turistici, oltre i quali si pagherebbero le stesse imposte degli albergatori.
In questi anni le imprese nel settore sono salite del 23%, da 44mila a 54mila con 323mila occupati, 17% in più, ed un fatturato di 16miliardi di euro. Fra i b&b ed affittacamere, che sono 14mila925, la crescita è stata del 68%, e a Bologna, i b&b hanno superato gli hotel.
I sindaci potrebbero avere più potere nel calmierare l’assegnazione delle licenze e potrebbe intervenire la regola per cui continuerà ad avere un regime fiscale agevolato, solo a chi affitta stanze nella propria abitazione per un numero definito di giorni l’anno, dopodiché le fiscalità sono le stesse previste per gli albergatori.
Allo studio anche la possibilità di destinare contributi e risorse ai Sindaci per sgravare fiscalmente i residenti che vorrebbero lasciare le città incentivandoli a restare in particolar modo nei borghi.