Due anni di lavori per restituire la Basilica di Santa Maria di Collemaggio agli aquilani. E’ quanto prevede l’Eni, lo sponsor della ricostruzione e del restauro della chiesa che ha donato circa dodici milioni di euro alla città, di cui due, per riqualificare il Parco del Sole. Il fatto che l’Eni sponsorizza, gli consente anche di scegliere l’impresa che farà i lavori, i quali, nello spirito della progettazione, non modificheranno nulla delle architetture preesistenti e conseguenti i terremoti subiti nei secoli. Restauro conservativo e miglioramento sismico, con il consolidamento delle colonne e della facciata sinistra, quella con la Porta Santa, panche riscaldate ed illuminazione studiata all’interno. Un’operazione di solidarietà che ha coinvolto le Sovrintendenze, hanno fatto il progetto ed avranno la direzione dei lavori, le Università dell’Aquila con la Sapienza di Roma ed il Politecnico di Milano per le consulenze tecniche, ed i professionisti dell’Eni in un team di lavoro che ha portato alla scelta progettuale di rifacimento, presentata stamattina alla città, che più o meno ha messo d’accordo tutti gli attori coinvolti. L’Eni s’è riservata ogni promozione pubblicitaria della sponsorizzazione e qualsiasi campagna informativa e di comunicazione di questo restauro dovrà avere il loro vaglio. Ma va benissimo. Anzi. Un anno fa alla firma della sponsorizzazione con il Comune dell’Aquila, era stato stabilito di intitolare ad esempio il Parco del Sole ad Enrico Mattei, c’era però tutta un’altra serie di operazioni, a cui si stava lavorando, per cui in ogni distributore Agip, sarebbe stato affisso un sei per tre pubblicitario con il richiamo al restauro dell’Aquila. Si discuteva anche della possibilità di promuovere dei cantieri didattici che avrebbero portato studenti del Politecnico, di Roma e dell’Aquila a Collemaggio per studiare sul posto i lavori prescelti ed una serie di azioni che avrebbero potuto riaccendere un minimo d’interesse intorno alla distruzione del patrimonio aquilano a seguito del sisma del 2009. Questioni sbiadite con i mesi, davanti all’Eni c’è stata solo la solita fila per chiedere soldi e risorse, ognuno per l’orticello proprio, senza peraltro riuscire ad ottenere nulla, mentre di quei progetti che avrebbero potuto portarci fuori, dalla palude dell’oscurità in cui restiamo, non se n’è saputo più nulla.