Ristrutturare casa, rifare gli infissi o acquistare un condizionatore non sarà più conveniente come è stato finora. Cessione del credito e sconto in fattura hanno favorito in questi anni tanti interventi, consentendo a molti cittadini di non pagare o di avere comunque una riduzione immediata del prezzo. E dando una forte spinta alla riqualificazione del patrimonio edilizio. Ma lo stop del Governo, che lascia queste opzioni solo a chi ha già avviato i lavori, rischia ora di fermare un mercato arrivato a marciare al ritmo di 200mila interventi l’anno, così riassume l’Ansa il decreto in vigore da oggi con cui il Consiglio dei ministri cambia rotta e blocca la cessione dei crediti o lo sconto in fattura sul Superbonus. Resta solo la detrazione fiscale attraverso la dichiarazione dei redditi: le spese vanno dunque pagate interamente, ma potranno essere detratte dalle tasse, con una percentuale che varia in base al tipo di bonus e ripartita su più anni. Gli interventi interessati sono sette: recupero del patrimonio edilizio; efficienza energetica; adozione di misure antisismiche; recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti; installazione di impianti fotovoltaici; installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici; superamento ed eliminazione di barriere architettoniche.
L’opzione dello sconto o della cessione resta per chi ha già avviato l’iter dei lavori.
L’Ance stima prudenzialmente uno stock di crediti fiscali incagliati per 15mld. Se si stima che ogni miliardo di crediti incagliati produce il blocco di circa 6mila interventi, tra unifamiliari e condomini, con rischio di fallimento di almeno 1.700 imprese di costruzioni e la perdita di circa 9mila occupati, avremo 25mila imprese fallite, problemi per 90mila cantieri e 130mila disoccupati in più nelle costruzioni, senza contare i possibili fallimenti nelle imprese della filiera delle imprese fornitrici. A contribuire a questa situazione, il progressivo esaurimento della capienza fiscale delle principali banche italiane: è stimata in circa 81 miliardi nel prossimo quinquennio e gli istituti hanno già acquistato o assunto impegni nel solo biennio 2020-2022 per circa 77 miliardi.
I crediti d’imposta hanno raggiunto quota 110mld, secondo i numeri forniti dal ministro dell’Economia. Solo per il Superbonus l’onere a carico dello Stato sfiora i 72mld: le detrazioni previste a fine lavori certificate dall’Enea al 31 gennaio sono 71,7 miliardi, quelle maturate per lavori conclusi 54,7 miliardi. Secondo un recente rapporto del Cresme, tuttavia, il 22% della crescita del Pil del 2022 è dovuta proprio al Superbonus.
Resta aperto il tema della riqualificazione energetica degli edifici. L’Ue ha appena approvato la proposta di direttiva sulle case green, che fissa l’obiettivo per gli edifici residenziali di raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo ‘E’ entro il primo gennaio 2030 e ‘D’ entro il 2033. L’Italia però è ancora indietro: secondo le stime dell’Enea 11mln di abitazioni, cioè il 74%, è in una classe energetica inferiore alla D. Il sistema della cessione dei crediti aveva impresso un’accelerazione: prima si facevano circa 8mila interventi ogni anno, secondo l’Ance, dopo sono diventati 200mila l’anno.
Con la legge di bilancio l’agevolazione del superbonus è scesa al 90%, a meno che l’assemblea non abbia deliberato i lavori entro il 18 novembre 2022 e la Cilas, la Comunicazione inizio lavori asseverata, introdotta con il Decreto Semplificazioni, non sia stata presentata entro il 31 dicembre, o abbia deliberato dal 19 al 24 novembre 2022 ma presentando la Cilas entro il 25 novembre. Per le villette l’agevolazione resta piena fino al 31 marzo per chi ha fatto almeno il 30% dei lavori al 30 settembre; per il resto è garantita al 90% fino a fine 2023 se è prima casa e il proprietario ha un reddito inferiore a 15mila euro.
Qualche giorno fa il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, audito in Parlamento, aveva delineato come preoccupante, la situazione che si è creata negli ultimi mesi intorno al boom dei bonus edilizi, a partire dal Superbonus nel quale la criminalità organizzata non ha avuto difficoltà ad insinuarsi, fornendo il dato di 4,4miliardi di crediti inesistenti individuati dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza, la palla passa all’esecutivo che è al lavoro per trovare un equilibrio tra lotta alle frodi e necessità dell’economia. Ieri la stretta con il Decreto 11 del 16 febbraio 2023 in vigore da oggi. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nella foto, che ha difeso la misura sui crediti, ha definito il Superbonus una politica scellerata che ci costa 2mila euro a testa.