Mentre continuano a morire nelle residenze assistite senza fare rumore. Strage senza controllo nella prima ondata, indaga la Procura di Bergamo e le Procure d’Italia sugli esposti dei familiari, ed ancora i primi ad essere falcidiati in questa seconda ondata, spesso senza cura e senza rispetto delle norme anti contagio, tant’è che dalle ispezioni periodiche dei Nas, troppe volte non risultano garantiti l’igiene, il controllo e le misure di prevenzione.
E a quasi un anno dalla presa di coscienza, eravamo a marzo 2020, del disastro causato dal virus, che ha portato via decine di migliaia di anziani dalle case di riposo, numeri certi non ce ne sono.
Numeri certi e trasparenza, che nella gestione di questa apocalisse storica non riusciamo ad avere e così chi vuole farsi un’idea, di come stanno andando veramente le cose, se la può fare solo sul proprio sentire, niente più.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, nelle residenze sanitarie assistite italiane, sono morte nella prima ondata 9mila 154 persone, la metà per covid, con un picco registrato tra la metà e la fine di marzo 2020. Il 7.4% dei casi sarebbe stato legato al covid come causa determinate il decesso, ma solo perché gli anziani sono stati sottoposti a tampone, perché nel 33.8% dei casi, non è stato effettuato un tampone e si tratta di persone che avevano quei precisi sintomi da polmonite.
Un’indagine effettuata su 1.356 strutture e 97mila 521 residenti ai primi di febbraio 2020, ma appena il 40% delle strutture presenti sul territorio nazionale ha partecipato alla verifica.
Una percentuale alta di casi in Lombardia, 41.4%, tristemente nota la vicenda del Pio Albergo Trivulzio, Piemonte e Veneto, parliamo sempre della prima ondata, e di strutture in cui è stata riscontrata una carenza evidente di dispositivi di protezione personale, scarsa informazione sulle misure di prevenzione e anti contagio, poco personale sanitario ad assistere gli anziani.
Ed abbiamo tutti chiuso un occhio, anzi entrambi.
Sono dati registrati dall’ISS da febbraio a maggio 2020, ma secondo l’indagine Istat, da marzo a maggio 2020, si sono contati almeno 211mila decessi, 50mila in più degli anni precedenti, con un’incidenza specifica della mortalità sugli ultra ottantenni, 36mila 400 decessi in più, considerando anche gli anziani morti a casa e in ospedale.
Una delle mancanze più gravi della prima ondata, su cui indagano le varie Procure, è proprio il ritardo con cui sono stati individuati i malati di covid per isolarli e contenere il contagio. In molti casi, malati certi di coronavirus sono stati trasferiti dagli ospedali nelle rsa favorendo l’effetto moltiplicatore dal nuovo fronte esterno.
Siamo stati senza ritegno alcuno e la questione ancora più grave è che pur sapendo dell’arrivo della seconda ondata in autunno, poco e niente è stato fatto per difendere le comunità in generale e gli anziani in particolare da una morte certa. L’età media dei decessi è sempre di 80 anni, ad oggi abbiamo superato gli 81mila 880 morti in Italia dall’inizio della pandemia, cioè un anno fa.
Dalle verifiche dei Nas ai primi di gennaio, sono stati ispezionati quasi 2mila centri tra rsa, case di riposo e lungodegenze e sono state trovate strutture abusive e casi in cui ancora una volta non si utilizzavano diffusamente dispositivi di protezione tra gli anziani.
Si contano ad inizio anno più di 100 violazioni penali e oltre 370 violazioni amministrative, 83 denunce e 287 sanzioni, ma l’argomento non pare desti l’angoscia e l’interesse dovuti ai nostri anziani, alla nostra memoria. Non abbiamo dati certi, ma è sicuro che i decessi sono stati molti ma molti di più.
Intanto cinque ospiti di una residenza laziale, a Lanuvio, positivi al covid, sono morti per esalazioni di monossido di carbonio, aspettavano di essere trasferiti in strutture specializzate per essere curati. Andiamo avanti al buio, senza dati certi, senza certezze, senza saper proteggere i nostri anziani e senza vedere una luce in fondo al tunnel.