Guardiamoci intorno e cerchiamo il frutto dei 5miliardi di euro spesi finora all’Aquila. Cialente lascerà una città spaccata e mal impostata, una comunità isolata che dovrà recuperare un respiro diverso da prendere fuori le mura. Le frazioni sono distrutte, tra le chiese più importanti solo San Bernardino è stata riaperta. Palazzo Margherita, il simbolo, non è stata la priorità mentre i fondi per la ricostruzione pubblica, sono rimasti in buona parte inutilizzati. Neanche il Gran Sasso ha unito. Non c’è una politica occupazionale seria. E’ fallita l’idea di un Aeroporto commerciale a Preturo e di un’azienda che riscattasse l’ex polo elettronico, perché pure su Accord Phoenix c’è un’inchiesta. Dieci anni fa Cialente promise di razionalizzare le partecipate e di scardinare la macchina scalzando i poteri di certa dirigenza, ha solo girato alle società contributi finanziari straordinari mentre certe gestioni sono ancora più forti del 2007, lontane dalla esigenze della città e vicinissime a quelle della politica. Il Progetto case sarà un Titanic di debito pubblico milionario, mentre morosità e manutenzioni che non si fanno sono ormai ordinaria amministrazione. Chi sta lavorando nei centri commerciali ha poca voglia di rischiare il proprio guadagno dopo otto anni, per avventurarsi in un centro storico senza uffici, senza banche e senza scuole, senza quel passeggio vitale al commercio. Il sogno che L’Aquila rinascerà senza politiche serie, che già da anni avrebbero dovuto facilitare il rientro, non può bastare più. Le periferie sono più colorate ma non sono più vivibili, il centro non è stato riqualificato, chi ricostruisce pensa solo a come poter aumentare le cubature consentite. Quello che avrebbe dovuto essere il diritto a ricostruirsi la propria casa con un indennizzo è diventato il privilegio, la fortuna e rendita di pochi, nelle cui mani è accentrata la ricchezza del post sisma. Porta Barete affonda nel contenzioso facilitato dalla Giunta Cialente, che non ha saputo vedere una rinascita in quel progetto. Questa è l’eredità che lascerà Massimo Cialente, incapace di aprire alle intelligenze e professionalità del mondo, di ascoltare le proiezioni e gli studi, come quelli Ocse, e di chiunque altro fosse stato qualificato e avrebbe potuto saperne più di noi. Speriamo che il nuovo anno porti aria nuova e di vero cambiamento, è l’augurio che vorrei fare a tutti noi.