24 Ago 19

Amazzonia, ad un punto di non ritorno

Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, in un breve discorso trasmesso a reti unificate, ha detto che gli incendi forestali in Amazzonia, che non sono al di sopra della media degli ultimi 15 anni, non possono servire come pretesto per imporre sanzioni internazionali contro il Brasile, alla vigilia del vertice G7, da oggi a Biarritz, in cui vari Paesi capitanati dalla Francia, hanno detto di voler garantire la protezione ambientale nel paese sudamericano, riportano le agenzie di stampa.

Incendi che devastano il polmone verde del pianeta da tre settimane ma non se n’è parlato affatto.

La foresta dell’Amazzonia è una parte essenziale della nostra storia, del nostro territorio e di ciò che ci fa sentire brasiliani,
ha detto Bolsonaro, proteggere la foresta è nostro dovere: ne siamo coscienti e stiamo agendo per combattere la deforestazione illegale e qualsiasi altra attività criminale che metta a rischio la nostra Amazzonia.

Poco prima del suo discorso in tv, ha firmato il decreto per autorizzare l’uso delle forze armate.

Siamo un governo tolleranza zero criminalità e per l’ambiente non sarà differente, negli anni più caldi, come questo 2019 (gli incendi) avvengono con maggiore frequenza, diffondere dati e messaggi senza fondamento, dentro e fuori del Brasile, non aiuta a risolvere il problema e serve solo come strumento politico di disinformazione. Gli incendi forestali esistono in tutto il mondo e questo non può servire come pretesto per possibili sanzioni internazionali, perché il Brasile continuerà ad essere, come è stato finora, un paese amico di tutti e responsabile nella protezione della sua foresta amazzonica.

Durante il discorso televisivo paneladas, proteste battendo pentole, in varie zone di San Paolo, Rio de Janeiro e altre città brasiliane, al termine di una giornata segnata da proteste contro la politica ambientale del governo in tutto il paese. A San Paolo, sull’Avenida Paulista, arteria principale del centro della metropoli, e sede tradizionale delle contestazioni di piazze, decine di migliaia di manifestanti si sono concentrati e hanno bloccato il traffico, prima di sfilare verso la sede dell’Agenzia di protezione ambientale, Ibama. A Rio, i manifestanti hanno attraversato il centro della città da Cinelandia alla sede della Banca di sviluppo, Bndes, bloccando il traffico in varie strade e ripetendo slogan contro Bolsonaro e il suo ministro dell’Ambiente, Ricardo Salles, il cui impeachment è stato chiesto al Supremo tribunale federale, Stf, dal partito Rete di Sostenibilità, la cui leader, Marina Silva, è stata ministra dell’Ambiente del governo di Luiz Inacio Lula da Silva e si è allontanata dal gabinetto perché insoddisfatta dalla politica di protezione della foresta amazzonica, riportano ancora le agenzie.

Grandi sfide globali investono l’economia, il commercio, la sicurezza, la politica estera, con particolare attenzione allo sviluppo sostenibile, alla lotta ai cambiamenti climatici e alla tutela dell’ambiente. Siamo fortemente preoccupati per quanto sta accadendo in Amazzonia, il polmone verde del mondo, devastata dai roghi. Commenta Giuseppe Conte al suo arrivo al G7. Si tratta di temi che in questi 14 mesi sono stati sempre al centro dei miei interventi e di cui discuteremo nelle prossime ore.

La Commissione europea è seriamente preoccupata per gli incendi in corso in Amazzonia, appoggia l’iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron di discutere dell’emergenza nel corso del G7 ed è in contatto con le autorità brasiliane e boliviane, pronta a fornire assistenza, ha detto la portavoce dell’esecutivo Ue, Mina Andreeva, ai giornalisti che chiedevano della posizione dell’Ue.

Per il collega brasiliano, Macron cede al sensazionalismo per interessi politici personali, dimostrando una mentalità colonialista. Secondo il leader, i proprietari agricoli potrebbero essere responsabili dell’ondata di incendi forestali nel Paese, con un aumento dell’82% da gennaio al 18 agosto scorso, rispetto allo stesso periodo del 2018, ma è tornato a dire che i sospetti principali muovono verso le ong ambientaliste, possono essere stati i fazendeiros, ma tutti sono sospettati. 

Intanto l’esercito brasiliano ha iniziato il dispiegamento di uomini e mezzi per contrastare gli incendi. Sul campo ci saranno 44mila soldati a cui saranno affiancati aerei militari. 

A causa della deforestazione, la foresta amazzonica nel territorio brasiliano sta perdendo una superficie equivalente a oltre tre campi da calcio al minuto e siamo sempre più vicini a un punto di non ritorno per quello che, non solo è il più grande serbatoio di biodiversità del Pianeta, ma rappresenta uno dei pilastri degli equilibri climatici, è l’allarme del WWF. Il saccheggio dell’Amazzonia e delle sue straordinarie risorse è accompagnato da un drammatico aumento delle violenze verso le popolazioni indigene che vivono in quei territori. Cacciate dalle loro foreste, assassinate e torturate per il commercio di legna, miniere d’ oro, pascoli o coltivazioni, le tribù amazzoniche sono le prime vittime di un efferato crimine contro l’umanità e il pianeta rispetto al quale i nostri occhi e le nostre orecchie rimangono sigillati.