Pare proceda bene il cantiere per Casa Futuro ad Amatrice, un’opera mastodontica progettata dallo studio dell’architetto Stefano Boeri e in fase di ricostruzione. A sei anni dal devastante sisma del 24 agosto 2016, sarebbero infatti concluse le opere di demolizione e si comincerebbe a ricostruire (nella foto come sarà).
La prima pietra il 15 ottobre di quasi un anno fa, per un intervento molto molto importante ed esteso, promosso dalla diocesi di Rieti e dall’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia nell’area del complesso ‘Padre Giovanni Minozzi’, edificio degli anni venti dei primi novecento, luogo di accoglienza e di sapere grazie alla presenza dei padri della Congregazione Famiglia dei Discepoli della Fondazione Don Minozzi, spiegò Domenico Pompili, vescovo di Rieti, all’apertura dei cantieri.
Un progetto ispirato all’idea di ecologia integrale espressa da papa Francesco nella sua enciclica Laudato sì, che prevede quattro corti, la Corte Civica che ospiterà la sede comunale, una sala polifunzionale e una biblioteca pubblica con un piano interrato destinato a parcheggio e locali tecnici per il funzionamento dell’edificio; la Corte del Silenzio, orientata con la Torre Civica e la chiesa di Santa Maria dell’Assunta, in cui andrà la Casa madre dell’Opera nazionale con le residenze dei religiosi, una struttura di accoglienza e un centro assistenziale da destinare a casa di riposo; con ambienti museali e liturgici, un giardino e uno spazio comune per gli ospiti; la Corte dell’Accoglienza, che sarà dedicata a funzioni di ospitalità per i giovani, con un teatro/auditorium, spazi ricreativi, mensa e sale per la formazione; la Corte delle Arti e dei Mestieri, per laboratori didattici e di trasformazione dei prodotti agroalimentari delle filiere locali.
48mln di euro di lavori dall’Ufficio speciale per la ricostruzione, Usr, e un affidamento disposto dall’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia con il supporto della diocesi di Rieti.
Sarà una cittadella tra le macerie per rinascere come?
Il prestigioso studio dell’archistar Boeri, oltre al concetto cardine di Ecologia Integrale ha dialogato con l’architettura preesistente, progettata da Arnaldo Foschini negli anni ’20 per ospitare gli orfani di guerra e successivamente danneggiata in modo gravissimo dal terremoto. La prima ispirazione, si legge sul sito ufficiale, è stata quella di rafforzare l’idea di spazi di comunità, così come erano stati pensati da Padre Giovanni Minozzi: luoghi di culto, ma anche di studio e aggregazione, per una rinnovata vita sociale, così come lo fu nel primo dopoguerra, progettata con le caratteristiche di un incubatore di ricerca tecnologica e laboratorio permanente di una nuova sensibilità ambientale, in grado di guidare la rinascita del territorio in cui si trova.
Il disegno complessivo dell’area pone peraltro grande attenzione all’inserimento paesaggistico-ambientale dell’intervento – considerando le peculiarità legate al Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga – con un impatto ridotto al minimo: le superfici verdi costituiscono il 40% del totale e il progetto di paesaggio mira a definire spazi aperti con usi differenziati, alternati ad ampie aree verdi che caratterizzano il complesso.
Inoltre il progetto architettonico mantiene e rielabora gli elementi caratteristici del disegno originale, lavorando appunto soprattutto sugli spazi aperti, sui porticati al piano terra, sul disegno delle facciate e sull’allineamento con la chiesa di Santa Maria Assunta, la Fontana delle Pecore e la Torre Civica di Amatrice, per valorizzare la connessione urbana con il complesso, spiega ancora lo studio.
Per il vescovo di Rieti Domenico Pompili, questo progetto significa guardare avanti e offrire spunti innovativi, non riprodurre semplicemente le forme del passato. Questa è anche la ragione per cui abbiamo affidato il progetto di Casa Futuro all’architetto Stefano Boeri che, in questo ambito, garantisce competenza ed esperienza. Il punto però, è che una “cosa” così mastodontica in mezzo al nulla non riuscirà a stare dietro a tutto ciò che servirebbe per far uscire dall’isolamento le aree interne, che per il religioso vorrebbe senz’altro dire nuove infrastrutture, accessibilità, opportunità di lavoro e scelta di vita qualitativamente alta per le famiglie.
Di fatto il Don Minozzi, resta un’area di circa 20mila metri quadrati, corrispondente al centro storico di Amatrice, che al contrario non ha fatto grandi passi avanti dal 2016, dunque riuscire a far dialogare, dopo, tra quanti anni?, un intervento così faraonico con quello che era e comunque sarà, diventerà un’operazione complicatissima.